L’inferno dei desaparecidos oggi è Museo della memoria

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Dal 2004 uno spazio per la Memoria dal quale si entra e si esce liberamente, ma tra il 1976 e il 1983 si varcava l’ingresso incappucciati, ammanettati, sdraiati sul fondo di un’automobile e si usciva per andare a trovare la morte su uno dei voli organizzati dalla dittatura per far sparire gli oppositori. Uno dei centri di detenzioni clandestini e illegali, uno dei tanti che funzionò durante quel periodo buio della dittatura civico militare, certamente quello che rappresenta il simbolo delle atrocità  e delle sparizioni, desapariciones . Sono passate di lì circa 5000 persone, il 90% delle quali è letteralmente sparito, scomparso nel nulla. Quelli che sono sopravvissuti raccontano di un campo di concentramento, un luogo infernale di tortura, interrogatori, vessazioni, lavoro in regime di schiavitù, morte. Ad appena dieci isolati dallo stadio del River Plate, in cui si sono giocate nel 1978 tante partite del Campionato del Mondo – voluto dalla dittatura per dimostrare che in Argentina tutto era tranquillo -, accadeva l’inimmaginabile. Prigioni strette come cunicoli, senza finestre, senza aria, dove i detenuti rimanevano in isolamento. Aree adibite alla tortura e l’infermeria dove i sequestrati venivano «rimessi in sesto» tra una sessione di tortura e l’altra e dove sono nati tanti bambini, figli e figlie dei prigionieri, poi regalati a famiglie vicine al regime mentre i loro genitori venivano eliminati. Conosciamo oggi i nomi dei responsabili di questa barbarie che per anni hanno lavorato nell’Esma, nome in codice Selenio .
La struttura era alle dipendenze dirette di Massera, che fu il suo ideatore e organizzatore e che la affidò al Gruppo 322, di Buenos Aires diretto dal contrammiraglio Chamorro e dal capitano Jorge Eduardo Acosta, el Tigre. Il repressore Massera, che guidò il golpe del 1976 con Videla e Agosti e rimase al loro fianco fino al 15 settembre 1978, ha legami molto stretti anche con il nostro paese: il suo nome fu trovato tra quelli della lista della Loggia P2 di Licio Gelli. Anche altri nomi, come quello di Alfredo Astiz e Adolfo Scilingo, sono diventati noti in Italia: i due sono stati condannati nel marzo 2007 dalla seconda sezione della Corte di Assise di Roma per i desaparecidos di origine italiana Angela Maria Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro.
Sono passate dall’Esma anche Azucena Villaflor de Vicenti, Esther Ballestrino de Careaga, Marà­a Ponce de Bianco, le tre fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo catturate insieme alle suore francesi Alice Domon e Léonie Duquet, sequestrate e fatte scomparire nel dicembre 1977 durante un’operazione guidata proprio da Alfredo Astiz che si infiltrò nel gruppo. Le donne furono torturate, assassinate e gettate in mare in uno dei voli della morte. Nasce all’Esma Emiliano Hueravillo, figlio della desaparecida Mirta Mà³nica Alonso. Emiliano è presente all’inaugurazione della «nuova» Esma, Spazio per la Memoria e la Promozione e la Difesa dei Diritti Umani creato il 24 marzo 2004 nel 28Ëš anniversario del golpe, dal presidente Nestor Kirchner. Oggi l’ex Esma funziona come un luogo di scambio culturale e di dibattito sociale per la promozione dei valori democratici e come difesa dei diritti umani; è uno spazio aperto e visitabile. Omar, uno di quelli scampati alla morte, racconta che è stato lì qualche giorno dopo l’inaugurazione e che l’unico sentimento che è riuscito a provare è stato il terrore: «Per me quell’istallazione andava rasa al suolo».


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