«Più lavoro ai giovani o cresce la ribellione»

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BAGNAIA (Siena) — Disoccupazione giovanile e misure per la crescita sono al centro dell’attenzione di governo e parti sociali. L’allarme sull’emergenza lavoro è stato di nuovo lanciato ieri mattina dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ha anche «aperto» all’esecutivo guidato da Enrico Letta. Proprio nelle stesse ore il premier ha scritto una lettera al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e nel pomeriggio si è tenuto un vertice a Palazzo Chigi fra Letta, il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: un incontro definito «di ricognizione», per fare il punto sulle misure da attuare e sulle risorse a disposizione. La coperta resta sempre corta e, se nelle pieghe del bilancio e nonostante i margini di flessibilità , le risorse non dovessero bastare per tutte le misure in cantiere, ha chiarito Letta, il governo sarà  costretto a fare una scelta.
Il presidente degli industriali, di fronte al pubblico di studenti che è stato protagonista del convegno organizzato alla Bagnaia dall’Osservatorio giovani editori, ha anzitutto sottolineato che siamo un «Paese con infrastrutture scassate», con una «mentalità  anti-imprese» ma «possiamo giocare la Serie A». E per quanto riguarda la disoccupazione giovanile ha rimarcato che siamo «in una situazione disperata, rischiamo di perdere una o due generazioni di giovani». Ha quindi precisato sulla mentalità  anti-manifattura: «Nell’opinione pubblica è chiaro che chi fa le leggi e gestisce il Paese non è andato nella direzione di favorire le imprese». Ma l’accusa non è rivolta all’attuale esecutivo: «Non sono stato duro con questo governo o con le forze politiche che lo sostengono, ma con ciò che è successo nel passato: il non scegliere degli ultimi 30 anni è alla base della situazione in cui ci troviamo». «Credo che con il governo Letta si possa cominciare a rimediare a questi errori. Dobbiamo sostenerci». Centrale è la disoccupazione giovanile. «Allarme vero, problema tragico che impatta sulla struttura sociale del Paese: i giovani fra i 19 e i 25 anni per il 40% sono disoccupati».
Situazione resa ancora più grave dalla distanza fra le retribuzioni del lavoro «precario» e non. Secondo l’Istat nel 2012 la retribuzione media mensile netta di un dipendente a termine a tempo pieno è risultata pari a 1.070 euro, 355 in meno di un dipendente standard a tempo pieno. Il differenziale è di circa il 25%. Differenziale, chiarisce l’Istat, «in parte spiegato da età , settore, professione, ma le differenze permangono anche a parità  di caratteristiche» e aumentano con il tempo «poiché non si applicano gli scatti di anzianità ».
Giovani e posti di lavoro sono stati poi il tema centrale della lettera del premier a Van Rompuy. Letta lo ringrazia «per aver accolto» la «proposta di porre al centro dell’agenda del Consiglio europeo del 27-28 giugno la disoccupazione giovanile». Poi però sottolinea che la decisione del Consiglio di stanziare 6 miliardi per l’occupazione giovanile nel periodo 2014-2020 è «un passo avanti importante, ma non sufficiente. Vi sono vari fronti su cui dobbiamo e possiamo fare di più. È necessario riflettere su come ampliare gli spazi disponibili per le finanze pubbliche nazionali, sfruttando le possibilità  offerte dal Patto di stabilità ». «La lotta alla disoccupazione giovanile è la sfida prioritaria per Italia ed Europa. Senza misure straordinarie e mirate non sarà  possibile invertire il trend». E «se le istituzioni europee non si dimostrano capaci di intervenire per risolvere il problema finiranno per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento, terreno ideale per la crescita di movimenti populisti e antieuropeisti».


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