by Sergio Segio | 3 Maggio 2013 7:45
“I misteri che circondano gli affari politici in Persia, per quanto carichi di sventure per milioni di cittadini innocenti, sembrano una messa in scena, anzi un’opera buffa”, scriveva nel 1912 William Morgan Shuster, un funzionario americano attivo in Iran ai tempi della rivoluzione costituzionale. La messa in scena continua e l’ultimo atto sarebbe l’arresto lunedì del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, fermato per sette ore dai servizi segreti dei Pasdaran.
La notizia lanciata su Internet e subito smentita dall’Irna, appare scarsamente plausibile, anche perché chi fa un gesto così clamoroso difficilmente lo lascia a metà . Vera o falsa, testimonia comunque la crescente tensione all’interno dei regime, a un mese e mezzo dalle elezioni che decideranno chi succederà a Ahmadinejad, che dopo due incarichi non può presentarsi una terza volta per la corsa alla presidenza. Quattro anni fa la sua rielezione, che milioni di iraniani considerarono fraudolenta e condusse a mesi di proteste, portò all’eliminazione del campo riformatore per mano dei conservatori. Moussavi e Karroubi, i due candidati riformatori, sono ancora agli arresti domiciliari.
Oggi la guerra si combatte tra due fazioni di conservatori. Ahmadinejad è entrato in conflitto con la Guida Suprema Khamenei, che nel 2009 si era schierato dalla sua parte contro le proteste. Dopo diversi scontri pubblici con Ali Larijani, il presidente del parlamento molto vicino al Leader, che Ahmadinejad accusa di corruzione ora, secondo il sito Baztab, il presidente avrebbe addirittura minacciato di rivelare la grande truffa elettorale che nel 2009 lo portò al secondo mandato, nel caso che il Consiglio dei Guardiani respingesse la candidatura del suo “delfino” Esfandiar Rahim Mashaei, con il quale, dicono i critici, cercherebbe di instaurare un sistema di alternanze sul modello Putin-Medvedev.
Mashaei è considerato quasi un eretico dall’establishment clericale perché crede – come Ahmadinejad, da lui influenzato, si dice – nel contatto diretto con il Mahdi. L’-I-mam nascosto è il fulcro del credo sciita, e chi ha un filo diretto con il Mahdi non ha evidentemente bisogno degli ayatollah come intermediari . Una interpretazione incendiaria per il regime che però sembra convinca molti negli strati più popolari del Paese e potrebbe dare buone chance a Mashaei se si presentasse come candidato anti- establishment.
Su tutto questo pesa la durissima crisi economica e sociale del paese, colpito dalle sanzioni più dure che la Repubblica islamica abbia sopportato nei suoi 34 anni di esistenza. A metà maggio riprenderanno le trattative sul programma nucleare che è all’origine delle sanzioni.
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