Pd, Chiamparino è in campo

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ROMA — Ha il viso tirato il neo segretario del Pd Guglielmo Epifani, mentre si avvia verso l’uscita di Montecitorio. E non è solo la situazione del partito a preoccuparlo. Magari fosse solo quello. L’ex leader della Cgil tira un sospiro e spiega: «Lo stato dei conti è peggio di quello che sembra. Ricordate quando Bersani diceva in campagna elettorale che aveva paura di trovare la polvere sotto il tappeto? Bene, è così».
Un altro sospiro, un aggrottare di ciglia, ed Epifani continua così: «Non ci sono i soldi. E per questo in tre mesi, se si vuole trovare qualche risorsa, che so, magari per sospendere l’Imu anche in autunno, bisognerà  fare dei tagli pesantissimi. La situazione è veramente difficile e infatti il Consiglio dei Ministri di venerdì non riuscirà  a fare tutto quello che il governo si era ripromesso sull’Imu e la cassa integrazione. Del resto, Saccomanni, la settimana scorsa aveva fatto intendere chiaramente come fossero messi male i conti».
Insomma, è tutto fuorché ottimista il segretario del Partito democratico: l’economia e le possibili conseguenze sociali dei tagli sono stati per anni il suo pane quotidiano. Sa di che cosa parla e non è il tipo da indorare la pillola o dire bugie. La crisi inciderà  sulla tenuta del governo? Epifani spera proprio di no, anche se si rende conto che «questo esecutivo nasce da due debolezze, quella del Pd e quella del Pdl, che sono costrette a stare insieme se vogliono rigenerarsi e fare quelle riforme, in campo economico e istituzionale, di cui c’è più che mai bisogno. Spero che la giustizia e i processi di Berlusconi non influiscano sulla sua tenuta, anche se il Partito democratico è in sofferenza per questa alleanza il governo Letta deve arrivare almeno al 2015, se vuole imboccare la ripresa e non prendere soltanto la parte della crisi».
Si parla del partito adesso, e a Epifani non torna il sorriso. E non soltanto per il fuoco amico a cui è già  sottoposto, nonostante tenga in mano le redini del Pd solo da una manciata di giorni: «Il problema non sono le pallottole contro di me, il problema è il partito. Ho trovato una situazione peggiore di quanto immaginassi, è tutto sfilacciato… e ricostruire il Pd non sarà  facile. Però dovremo farlo, se vogliamo andare avanti, per questa ragione il Congresso sarà  un appuntamento serio e vero».
Mentre Epifani si lascia andare all’amarezza e alla preoccupazione (ma è solo per qualche minuto, perché poi riprende il piglio di sempre per rimettersi al lavoro), Sergio Chiamparino, da Torino fa sapere che a determinate condizioni è «pronto a dare una mano al Pd». E con Lilli Gruber, a “Otto e mezzo”, l’ex sindaco di Torino è ancora più esplicito: «Se si ritiene che la mia esperienza possa essere utile, sono disponibile a candidarmi alla segreteria. Ma prima bisogna vedere le reazioni che ci saranno alle mie dichiarazioni e alla mia disponibilità  e poi vedremo».
Ma qual è il perché di questa improvvisa accelerazione di Chiamparino, che fino all’altro giorno preferiva glissare sull’argomento? L’ex sindaco del capoluogo piemontese in questo periodo ha avuto colloqui sia con Matteo Renzi (che lo aveva candidato alla presidenza della Repubblica), sia con Walter Veltroni. Entrambi caldeggiano la sua candidatura alla segreteria del Pd.
Lui perciò adesso si sbilancia, ma non troppo. Anche perché all’appello manca ancora Massimo D’Alema. Però un politico di fiuto come Goffredo Bettini si dice convinto «che se glielo chiedono tutti, Chiamparino scenderà  in campo».


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IN QUESTE amministrative c’è la primavera del nostro scontento. Quando un elettore su due resta a casa e rinuncia al rito civile del voto, la crisi della democrazia rappresentativa è compiuta. Il dato che colpisce di più, in un test elettorale che interessava 7 milioni di italiani, è il trionfo del partito astensionista.

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