Saccomanni: prima il taglio delle spese, poi il calo delle tasse

by Sergio Segio | 30 Maggio 2013 4:16

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ROMA — Bisogna investire, e se si vuole andare avanti nella riduzione delle imposte soprattutto sul lavoro, sulle imprese o sui giovani, ferma l’esigenza di proseguire nel riequilibrio dei conti pubblici, bisogna comporre diversamente le voci di spesa per trovare le risorse necessarie, ripete il ministro dell’Economa Fabrizio Saccomanni. Il calo del peso fiscale, chiarisce parlando a Parigi nell’ambito degli incontri dell’Ocse «è possibile se viene accompagnato da una riduzione delle spese e dalla lotta all’evasione fiscale».

Le previsioni degli economisti dell’organizzazione di Parigi sulla crescita dell’Italia nel 2014, spiega quindi il ministro, «sono più basse delle nostre, ma non tengono conto degli effetti dei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione che pensiamo cominceranno a essere effettuati nei prossimi giorni». Inoltre le indicazioni dell’Ocse «non attribuiscono alcun impatto agli esiti delle riforme strutturali sulla crescita potenziale del Pil, che altri studi Ocse avevano invece ritenuto non trascurabili». In ogni caso, aggiunge Saccomanni, nel suo Economic outlook l’Ocse inserisce l’Italia «tra i Paesi che hanno fatto meglio il loro dovere per mettere i conti in ordine», un «riconoscimento da noi particolarmente gradito».Passando agli argomenti di più stretta attualità  in Italia, Saccomanni afferma che il governo «sta ancora valutando» se bloccare o meno l’aumento di un punto dell’Iva previsto per luglio. L’ipotesi del congelamento è ancora in campo, «si tratta di vedere come possa essere finanziata rimanendo all’interno dei vincoli di bilancio e degli impegni presi a Bruxelles». La discussione, insomma, è ancora aperta, perché vanno valutate azioni articolate che richiedono tempo per essere messe a punto. «Non possiamo fare scelte affrettate», dice valutando molto positivamente la fine della procedura Ue sul deficit eccessivo. «E’ il riconoscimento che l’Italia e il popolo italiano hanno fatto molto per ristabilire solide condizioni finanziarie. Adesso ci aspettiamo simili reazioni dal mercato che è un altro elemento importante per le nostre politiche future».Dai mercati alle banche, in cui «non esiste» una concentrazione del rischio. «Il sistema bancario italiano ha mostrato la sua capacità  di resistere a shock anche molto severi», ma certo «resta il fatto che il Paese viene da un periodo di recessione prolungata» che ha determinato l’aumento delle sofferenze cioè dei crediti non rimborsati, che «dovrebbe essere in via di contenimento», e la caduta della redditività . Infine ancora i conti pubblici. L’Italia, afferma, è «molto vicina» al pareggio strutturale per il 2014: «Avere la finanza pubblica in ordine significa rassicurare il mercato che finanzia il debito acquistando titoli pubblici che tra un anno, 5 o 30 anni tali titoli saranno rimborsati al prezzo previsto». I margini di spesa nel 2014 «ci sono senz’altro ma evidentemente l’Italia deve contemporaneamente portare avanti una strategia di riduzione del debito». Quindi tali margini «devono essere usati per investimenti di carattere produttivo che diano sostegno alla crescita e quindi riducano il peso del debito sul Pil». I margini, aggiunge Saccomanni, «sono anche di tipo politico, nel senso che oggi l’Italia può farsi promotrice, insieme ad altri Paesi che non sono sorvegliati speciali, di una politica di rilancio dell’attività  economica mirata soprattutto alla disoccupazione giovanile».
Stefania Tamburello

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