Sfida a Grillo: M5S alla resa dei conti in assemblea

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I parlamentari dissidenti sostengono un semplice principio: chi riesce a fare economie sul budget a sua disposizione, grazie alle proprie scelte oculate — tipo prenotarsi una stanza in un hotel last minute o magari mangiare al sacco — deve potersi tenere i soldi che gli restano in tasca. Il leader massimo invece vuole imporne la restituzione automatica e ha accusato i «ribelli» di volerci «fare sopra la cresta».
Un’insinuazione che ha lasciato qualche segno. E il prologo lascia prevedere che l’assemblea odierna dei deputati stellati sarà  quanto meno piuttosto vivace. Mentre Grillo era impegnato a ribadire (ad un giornale cileno) che «In Italia c’è stato «un golpe dolce», che «il governo non durerà  più di 6-8 mesi» e che «L’Italia è un Paese per vecchi, il suo presidente è il più longevo del mondo, è in Parlamento dagli anni Cinquanta, da prima dello Sputnik», su Facebook, l’onorevole Alessandro Furnari scriveva di sentirsi «amareggiato». E dopo aver premesso che in tanti si sono offesi per il richiamo di Beppe («C’è delusione»), spiega meglio: «Alcuni di noi hanno semplicemente chiesto di ricevere gli stessi soldi degli altri colleghi, forfettariamente. Se gli altri 5 Stelle per mangiare e dormire spendono 3.500 euro al mese, chi è in difficoltà  chiede semplicemente di poter fare maggiori sacrifici e di rinunciare ad andare in un albergo a 4 stelle per un B&B, oppure in un 2 stelle, ed utilizzare la differenza risparmiata per risolvere le varie difficoltà  soggettive». Tirando una mesta conclusione: «I prossimi eletti dovranno tenerne conto: da noi non possono entrare tutti, ma soltanto coloro che non hanno problemi economici».
Invece il capogruppo al Senato Vito Crimi a quanto pare non ha sentito aria di scontento tra i suoi, visto che ribadisce sereno: «Posso dire a nome dei 53 senatori che renderemo la parte non spesa, su questo non c’è dubbio». Ricordando la propria ascesa sociale: prima del suo approdo in Senato lavorava come impiegato statale in Corte d’appello a Brescia e guadagnava 21 mila euro all’anno. «Adesso arrivano in un mese». E già  che c’è aggiunge anche che «MS5 è pronto a votare una legge sul conflitto di interessi, però non fornirà  al governo Letta alcuna ciambella di salvataggio in caso di abbandono del Pdl».
Irrequieto invece Adriano Zaccagnini che, sempre su Fb ha contestato il capo sullo ius soli e sulla diaria: «Perché non sappiamo nulla dello Statuto che ha sostituito il Non-Statuto?». E ancora: «Houston, avete un problema. Avete notato che i fondi del tour non sono rendicontati bene?».
L’espulso Marino Mastrangeli, che in quanto tale ormai può dire ciò che vuole, sostiene invece che sulla questione dei soldi si andrà  allo scontro. E prevede addirittura la defezione di almeno cento deputati. «Non mi nascondo, sono stato io il primo a far vedere la mia busta paga e ho detto che secondo me sarebbe esplosa una piccola bomba, perché non ero sicuro che loro volessero restituire questi soldi, come avevano demagogicamente detto. Alla fine farò quello che faranno i miei colleghi, però mi voglio divertire a vedere l’espulsione di altri cento parlamentari, ci sarà  da ridere».


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