Stato-mafia, i pm citano Napolitano come testimone

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PALERMO. La Procura di Palermo chiama a testimoniare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al processo per la trattativa mafia-Stato, che inizierà  il 27 maggio. Al Quirinale non si nasconde la sorpresa: sul Colle si respira la sgradevole sensazione di un fantasma che viene di nuovo evocato e rimesso in pista, coinvolgere ancora il capo dello Stato nella storia dei sospetti e degli insabbiamenti sulla trattativa.

Ma i magistrati di Palermo vogliono sentire Napolitano su un episodio specifico: «Le preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18 giugno 2012», questo hanno scritto i pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi nella lista dei 176 testimoni da citare in Corte d’assise. In quella lettera, spiegano i pm, D’Ambrosio esprimeva il «timore» di «“essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, e ciò nel periodo fra il 1989 e il 1993». Dal Quirinale spiegano però che proprio Giorgio Napolitano tutto quel che aveva nel cassetto sul caso, compresa appunto la lettera di D’Ambrosio, ha già  voluto renderlo pubblico. Decidendo di pubblicare integralmente il drammatico carteggio col suo consigliere (scomparso da lì a qualche giorno, nel luglio scorso).
Nella lista dei 176 testimoni c’è anche il segretario generale della presidenza della Repubblica, Donato Marra. I pm vogliono chiedergli «delle richieste provenienti dall’imputato Nicola Mancino aventi ad oggetto l’andamento delle indagini sulla trattativa». È il tema di tante polemiche dopo le intercettazioni delle telefonate di Mancino al Quirinale. Sullo stesso argomento, i pm vogliono citare il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani e l’ex procuratore nazionale Piero Grasso, oggi presidente del Senato.
Dalla presidenza della Repubblica, ufficialmente, nessuna reazione all’iniziativa, «solo se e quando la richiesta verrà  accolta, a quel punto ci porremmo il problema ». E cioè stabilire la linea di condotta del capo dello Stato, sempre nel massimo rispetto della magistratura. Intanto, spetterà  alla Corte d’assise decidere sull’ammissibilità  dei testi. Nella lista ci sono l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, gli ex ministri Giovanni Conso, Claudio Martelli, Vincenzo Scotti e Giuliano Amato. La procura cita anche trenta pentiti.


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