M5S, la Rete decide sui ribelli C’è chi vuole «espulsioni collettive»

by Sergio Segio | 19 Giugno 2013 7:30

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ROMA — La voce gira e Maurizio Buccarella la conferma: «Espulsioni collettive? È vero. Io sono contrario, ma qualcuno le ha chieste». Non è bastato ai duri del Movimento il voto che ha demandato alla Rete l’espulsione di Adele Gambaro. E non basterà la decisione sulla prossima reproba, Paola Pinna, per la quale si muovono già le truppe dei pasdaran. E che Roberta Lombardi apostrofa così: «Pinna chi? Mai vista alle assemblee». Ma per evitare uno stillicidio di espulsioni, con relativo battage mediatico, si vorrebbe estirpare il male con un colpo solo, chirurgico: un’espulsione di massa, per rimuovere la parte «malata» del gruppo e riprendere a lavorare seriamente.
Operazione che difficilmente andrà in porto, perché sono molti i contrari e perché i dissidenti sono come la gramigna: più la estirpi e più ricresce. Poi c’è l’incognita principale: la Rete. Perché si perfezioni l’espulsione, occorre il voto favorevole dei circa 50 mila iscritti certificati. La votazione si potrebbe svolgere oggi: ci si aspetta un sì, ma certezze non ce ne sono. Tra i parlamentari i malumori non mancano: oltre ai contrari e agli astenuti, c’è chi ha scelto di uscire, come Donatella Agostinelli. Che spiega: «La parola espulsione mi ricorda il regime. Questa notte non ci ho dormito. Non si doveva dare importanza a questa vicenda». Tommaso Currò l’ha presa peggio: «Qui pochissimi stanno votando in libertà di coscienza. La storia non dimentica e vedremo chi ha ragione». Poi ha estratto il cellulare e ha cominciato a fare un video: «Volete la trasparenza? Facciamola». È stato fermato. Lo streaming non era passato, del resto. E Roberta Lombardi, al sit-in mattutino in «solidarietà» a Grillo, ha spiegato perché: «Abbiamo visto che il nostro streaming del pomeriggio cominciava a essere ripreso dai talk show e abbiamo detto no. Siamo gandhiani ma non fessi».
I critici serrano i ranghi. Francesco Campanella difende Gambaro: «Hanno detto che non lavora: è falso, in commissione Affari costituzionali lavora moltissimo. Io spero che sia l’ultima espulsione». Difficile. «La speranza è gratis».
Intanto Grillo accusa Pippo Civati e i «dialoganti»: «È un cane da riporto spedito da Gargamella Bersani. I trombati e i civati cantarono insieme. La voce squillante della Sonia Alfano in scadenza da europarlamentare, l’Ingroia di ritorno e Flores D’Arcais, portasfiga d’annata». Replica di Civati: «Mai fatto scouting, piuttosto venga a cena con me Grillo». In Aula, il socialista Riccardo Nencini dichiara l’incostituzionalità dell’espulsione, per violazione dell’articolo 21. Ribatte Nicola Morra: «Nessuna rottura bulgara e nessuna incostituzionalità. Sono decisioni libere, secondo il nostro codice».

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