Oltre 45 milioni, l’«esercito» degli sfollati
Boom di rifugiati nel mondo: il 2012 ha fatto segnare la cifra record di 45,1 milioni di sfollati, gente costretta ad abbandonare case, famiglie e beni a causa di guerre e carestie. È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale Global trends sulle tendenze a livello globale in materia di spostamenti forzati di popolazione pubblicato ieri dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in occasione della Giornata mondiale del rifugiato che sarà celebrata oggi. Lo studio prende in esame le migrazioni forzate avvenute durante il 2012 basandosi su dati prodotti da governi, organizzazioni non governative partner e dalla stessa agenzia Onu. Mentre alla fine del 2011 si legge nel rapporto le persone coinvolte in tali situazioni nel mondo erano 42,5 milioni, un anno dopo erano ben 45,1 milioni. Di queste 15,4 milioni erano i rifugiati, 937mila i richiedenti asilo e 28,8 milioni gli sfollati, persone cioè costrette ad abbandonare le proprie abitazioni ma che sono rimaste all’interno del proprio Paese.
ESODI BIBLICI
Le guerre restano la principale causa alla base della fuga. Il 55% di tutti i rifugiati presi in esame dal rapporto proviene, infatti, da appena 5 Paesi colpiti da conflitti: Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria e Sudan. Importanti nuovi flussi si registrano anche in uscita da Mali, Repubblica democratica del Congo e dallo stesso Sudan verso Sud Sudan ed Etiopia.
«Sono numeri allarmanti» ha affermato l’Alto commissario Onu per i rifugiati Antònio Guterres. «Indicano non solo una sofferenza individuale su vasta scala, ma anche le difficoltà della comunità internazionale nel prevenire i conflitti e nel promuovere soluzioni tempestive per una loro ricomposizione». Le tendenze che emergono dal rapporto sono preoccupanti sotto diversi aspetti; uno di questi è la rapidità con la quale le persone sono costrette a spostamenti forzati. Durante il 2012, 7,6 milioni di persone sono state costrette alla fuga, delle quali 1,1 milioni hanno cercato rifugio all’estero e 6,5 milioni sono rimaste sfollate all’interno del proprio Paese. Ciò consente di affermare che ogni 4,1 secondi una persona nel mondo diventa rifugiato o sfollato. Drammatica è anche l’incremento del numero di bambini e dei minori che rimasti soli e abbandonati fanno richiesta di asilo politico: nel 2012 sono state, per la prima volta, oltre 21.300 le domande di asilo di minori non accompagnati, registrate dall’Unhcr.
Emerge poi come il gap tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri si faccia più ampio quando si tratta di accogliere rifugiati. La metà dei 10,5 milioni di rifugiati che rientrano nel mandato dell’Unhcr (altri 4,9 milioni sono rifugiati palestinesi che ricadono invece nella competenza dell’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa specificamente di tale popolazione) trova infatti accoglienza in Paesi che hanno un reddito pro capite annuo inferiore a 5mila dollari Usa. Complessivamente i Paesi in via di sviluppo ospitano l’81% dei rifugiati di tutto il mondo, un netto aumento rispetto al 70% di un decennio fa. I minori bambini e adolescenti con meno di 18 anni costituiscono il 46% di tutti i rifugiati.
L’ITALIA IN CONTROTENDENZA
In Italia nel 2012 sono state presentante 17.352 domande d’asilo, circa la metà dell’anno precedente, rimarca sempre
il rapporto annuale Global trends. Questo calo significativo, determinato prevalentemente dalla fine della fase più drammatica delle violenze in nord Africa, riporta il numero di domande in media con il dato degli ultimi dieci anni. I rifugiati nel nostro Paese alla fine del 2012 erano 64.779, questa cifra colloca l’Italia al 6° posto tra i Paesi europei, dopo Germania (589,737), Francia (217,865), Regno Unito (149,765), Svezia (92,872), e Olanda (74,598). L’Italia ha accolto più di 9mila richieste su un totale circa 15mila. Nel 2012 abbiamo garantito protezione a quasi 2mila rifugiati maliani, seguiti da somali e afghani (rispettivamente 875 e 865).
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, Papa Francesco ha lanciato un appello a conclusione dell’ udienza generale di ieri. «Oltre ai pericoli del viaggio ha rimarcato nel suo discorso il Papa spesso queste famiglie si trovano a rischio di disgregazione e, nel Paese che li accoglie, devono confrontarsi con culture e società diverse dalla propria». «Non possiamo essere insensibili verso le famiglie, verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati», ha detto ancora Bergoglio. «Siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo».
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