Marino, la giunta c’è Ma Grillo lo gela: non facciamo alleanze

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ROMA — L’ipotesi è durata lo spazio di un mattino. Il tempo intercorso tra la proposta di Ignazio Marino ai consiglieri romani di Cinque Stelle e la «scomunica» di Beppe Grillo sul suo blog. Argomento chiuso, senza ulteriori repliche. Una porta chiusa, che non fa perdere d’animo il sindaco di Roma. La «quadra» per la sua giunta, viene trovata comunque. E oggi è attesa la presentazione anche se, alla fine, Marino è costretto a rimangiarsi due delle promesse fatte in campagna elettorale: quella della perfetta parità di genere (saranno sette uomini e cinque donne, anziché sei e sei) e quella del vicesindaco «rosa». Toccherà, per il gioco di incastri e veti incrociati, a Luigi Nieri di Sel. Tra i nomi, quello di Flavia Barca — sorella di Fabrizio — alla Cultura, Luca Pancalli del Comitato paralimpico agli Stili di vita, l’ex sottosegretario alle Infrastrutture del governo Monti Guido Improta ai Trasporti, Giovanni Caudo all’Urbanistica, la capostaff di Marino Alessandra Cattoi alla Scuola, la dirigente di Sant’Egidio Rita Cutini al Sociale. Poi gli esponenti Pd: tra questi, Marta Leonori, a cui è stato chiesto il «sacrificio» di rinunciare al Parlamento per fare l’assessore e liberare un posto per Marco Di Stefano (area Letta).

Con Cinque Stelle, invece, la partita viene chiusa dallo stesso Beppe Grillo sul suo blog, rispondendo al sondaggio on line lanciato dai consiglieri romani per indicare un nome a Marino: «Il voto richiesto da De Vito non ha alcun valore». Bocciatura secca, senza ombra di smentita. Condita dal malumore dello staff grillino, a cominciare dal «guru» Gianroberto Casaleggio che, fin dal mattino, si attacca al telefono per capire cosa sta succedendo nella Capitale. Il messaggio, sul blog, è chiarissimo: «In merito — si legge — ad alcune iniziative dei consiglieri comunali di Roma si ribadisce che il Movimento 5 Stelle non fa alleanze, né palesi né tantomeno mascherate, con alcun partito, ma vota le proposte presenti nel suo programma e che l’unica base dati certificata coincidente con gli attivisti M5S e con potere deliberativo è quella nazionale che si è espressa durante le Parlamentarie e le Quirinarie». C’è un sottinteso, non dichiarato: se De Vito e gli altri vanno avanti, li sbattiamo fuori. Eppure i «romani» erano stati accorti, muovendosi sulla lama del rasoio. La domanda alla Rete, infatti, era piena di cautele: «Sei d’accordo con il fornire uno o più curricula allo staff di Marino?». Due le ipotesi di risposta: «Sì, ma senza stringere alcuna alleanza con il sindaco e la sua coalizione e chiedendo contestualmente la realizzazione di alcuni punti del nostro programma (punti da definire sulla Rete)». Oppure, semplicemente, «no». Ma non è bastato. Anche perché, alchimie a parte, l’allargamento della giunta avrebbe aperto la strada ad una nuova formula politica. Progetto osteggiato dai partiti (Pd e Sel), che ha fatto storcere il naso anche allo stesso premier. Non se ne farà nulla, comunque. E, dopo una riunione fiume, i «grillini» romani si arrendono, anche se da internet il responso era positivo. La motivazione ufficiale è che i tre nomi proposti dalla Rete (tra cui quello del vicequestore Rossella Matarazzo) si «sono ritirati, dopo le polemiche». In realtà, per il momento, si è evitata un’ulteriore scissione di un Movimento già dilaniato dalle discussioni interne.

Ernesto Menicucci


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