E per la segreteria il fronte anti sindaco pensa a Fassina: può sfidare Matteo

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Non Guglielmo Epifani, non Roberto Speranza, non Gianni Cuperlo, non Gianni Pittella e neanche Nicola Zingaretti, che proprio ieri a pranzo si è visto con il sindaco di Firenze. Renzi ha voluto saggiare di persona le reali intenzioni del governatore laziale, ha voluto capire quanto egli sia disposto a spendersi per Fassina.

L’ultima, decisiva spinta in direzione di Fassina è venuta dalla riunione dei bersaniani dell’altro giorno, dove sono stati presi in considerazione due scenari: il primo è di insistere con la storia del congresso fatto prima sui documenti e sui contenuti e poi sui nomi, che nel frattempo elegge i segretari locali demandando la battaglia sul leader a un secondo tempo, un congresso in due tappe che può far dire alla ex maggioranza che «non esiste alcuna ipotesi di rinvio», visto che in effetti le operazioni rispetterebbero la data prevista, salvo concludersi nel 2014. Ma la vecchia maggioranza bersaniana ha già pronto il suo, di documento, anticipato da un lungo articolo di Alfredo Reichlin sull’Unità , dove si spiega che il problema di fondo è «ripartire dal lavoro», che bisogna guardarsi bene dal sostituire «il partito di militanti con quello degli elettori», e che l’obiettivo è costruire «un nuovo blocco storico contro la rendita». È un’ipotesi, però, che si scontra con la necessità di dover modificare in più punti lo statuto, oltre che con varie obiezioni politiche («basta che qualcuno dica “ma perché volete cambiare le regole proprio ora che si candida Renzi” e il giocattolo si sfascia», argomenta un renziano di prima fascia), sicché in parallelo si è cominciato a mettere sul tappeto il «che fare» se il sindaco si candida sul serio. E si approda al piano Fassina: si è convenuto che l’anti Renzi potrà essere solo lui, l’attuale vice ministro dell’Economia, l’unico in grado di tenere in qualche modo testa al sindaco; quanto agli altri, Cuperlo è stato definito «candidato divisivo», effetto della non ricomposta frattura tra dalemiani e bersaniani, mentre per Epifani si è preso atto che il suo dire e ripetere «non mi candido» è intenzione reale e non pretattica. Per quanto riguarda per il capogruppo Speranza, l’idea è di lasciarlo lì visto che sta già operando bene e in maniera unitaria; rimane Pittella, che punta solo a contarsi, in particolare al Sud, non si sa con quali risultati.

Tra tutti, è Cuperlo quello che non intende darsi per vinto. Sceso in campo Fassina, la candidatura dell’ex segretario dei giovani del Pds sarebbe come quella di un Civati rispetto a Renzi, sovrapponibile ma non vincente, fatto sta che Cuperlo si muove come uno già in corsa, per martedì ha chiesto un incontro con tutti i parlamentari del Partito democratico tramite apposita lettera, il tutto inframmezzato da presenze in tv e dibattiti. Senza contare il fatto che, ufficialmente, Fassina lo sponsorizza.

Ma sul fronte renziano si lavora. Eccome se si lavora. Anche al documento congressuale, il «Manifesto per il nuovo Pd», che è quasi pronto. Tant’è che sono in via di accentuazione le critiche del sindaco versus il governo. Il deputato renziano, Davide Faraone, su diretta ispirazione del sindaco, ha definito «una beffa per le nuove generazioni» il piano per il lavoro varato dal governo. «È diseducativo e inconcludente», ha sparato Faraone, e non lo ha fatto senza interpellare il sindaco rottamatore.

Maria Teresa Meli


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