Perché Bergoglio ha deciso una riforma radicale

Loading

Con una punta di malizia si potrebbe perfino pensare che istituendo la commissione sullo Ior papa Francesco abbia dato una sorta di «via libera» in codice alla magistratura italiana. Naturalmente si tratta di un’esagerazione, ma la rivoluzione in Vaticano di Jorge Mario Bergoglio e le magagne che cercano di scoprire i giudici oltre le Sacre Mura legittimano lo scenario di un’alleanza di fatto. Nessuno pensa che l’arresto di monsignor Nunzio Scarano, di un dirigente del servizio segreto, Giovanni Maria Zito, espulso tre mesi fa dall’Aisi, e del finanziere Giovanni Carenzio siano destinati a restare isolati. Il caso è clamoroso perché è il primo dopo il Conclave ma rappresenta solo una tappa di una serie di provvedimenti che potrebbero provocare molto più rumore: a cominciare da misure nei confronti di una parte dei vertici dell’Istituto per le opere di religione.
«Sta succedendo qualcosa di straordinario», fa notare uno dei conoscitori più profondi dello Ior. «La strategia del Papa è ostacolata dalla vecchia Curia e sostenuta dai magistrati. Chi sta aiutando il rinnovamento della Chiesa cattolica oggi è la magistratura». Di certo, la coincidenza temporale fra l’iniziativa della «commissione referente» presa da Francesco e la mossa della Procura di Roma a quarantotto ore di distanza, lasciano pensare a indagini e conclusioni dagli esiti simili. E rafforzano la tesi di chi sottolinea l’urgenza di una riforma radicale e la volontà del Pontefice di promuoverla. Di più, certificano l’obbligo di accelerarla perché è questo il mandato conferito dal Conclave di marzo. Basta domandarsi quali sarebbero state le reazioni se gli arresti di ieri non fossero stati preceduti dallo «strappo» di Bergoglio. Come minimo, il Vaticano sarebbe apparso spiazzato. E invece, stavolta si è mosso prima, non dopo.
Le dichiarazioni del direttore della sala stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, riflettono la consapevolezza di avere agito per tempo. «Come è noto, monsignor Scarano era stato sospeso dall’Apsa da oltre un mese», ha detto padre Lombardi. E sebbene le autorità italiane non abbiano avanzato nessuna richiesta, il Vaticano «conferma la disponibilità a una piena collaborazione». Le parole di un ufficioso «portavoce dello Ior» rivelano che è partita anche un’inchiesta interna: «In linea con la politica di tolleranza zero promossa dal presidente dello Ior, Ernest Von Freyberg», si aggiunge, a sottolineare l’estraneità del banchiere tedesco dalle inchieste che hanno portato agli arresti di ieri. Ma lo sfondo torbido che sta emergendo finisce per allargare le responsabilità di chi in Curia non si è accorto di nulla, permettendo passaggi di denaro illegali; e comunque non ha vigilato a sufficienza né segnalato le irregolarità.
Riaffiorano antiche perplessità e sospetti sul comportamento di personaggi vicini al segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Sia perché monsignor Scarano era un dirigente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, nominato da Bertone; sia perché il segretario di Stato presiede tuttora la Commissione cardinalizia di sorveglianza dello Ior: l’organismo che dovrebbe vigilare sulle attività della «banca vaticana». Se Scarano ha potuto muovere milioni di euro fra Italia e Svizzera per mesi, e se era soprannominato «monsignor 500 euro» perché aveva sempre nel portafoglio banconote di grosso taglio, significa che godeva di una fama controversa. Eppure ha agito senza che nessuno all’Apsa lo fermasse. E questo spiega come mai il Pontefice abbia deciso di esautorare gli organismi già esistenti, creandone uno di sua esclusiva fiducia.
Dei cinque membri della vecchia struttura di vigilanza dello Ior, solo il cardinale francese Jean-Louis Tauran è stato inserito da Francesco nella nuova «commissione referente». E l’unico italiano è il salesiano Raffaele Farina, che gode di stima unanime per rigore e indipendenza di giudizio. A sorpresa, non ha avuto incarichi neppure Attilio Nicora: forse perché è tuttora presidente dell’Aif, l’«Agenzia di informazione finanziaria» vaticana. «Ora assisteremo a una gara dei curiali a sostenere di avere sempre chiesto trasparenza», prevede uno dei custodi dei segreti dello Ior. «E magari si tenterà di riorientare la commissione referente lungo l’asse Vaticano-Italia. Sono questi i veri giochi della Curia». Nel filtraggio dei veleni incrociati, gli avversari già malignano su Calcagno perché all’ora di pranzo si fa vedere sempre più spesso a Santa Marta, la residenza dove vive e mangia papa Francesco.
Si tratta di miserie, tuttavia, rispetto all’incertezza e al panico che gli sconvolgimenti in fieri stanno provocando. Il problema è capire che cosa contiene lo scrigno dello Ior; come rifondarlo, e quali referenti italiani avere in futuro. Le prime indiscrezioni parlano di una lunga lista di testimoni che la «commissione Bergoglio» si prepara a convocare nelle prossime settimane: a cominciare dai vecchi vertici della «banca vaticana». Incluso, sembra di capire, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior dal 23 settembre del 2009 al 26 maggio del 2012. Gotti Tedeschi fu sfiduciato all’unanimità da un vertice col quale i rapporti erano deteriorati, si disse, anche sul piano personale. Ma la spiegazione si sta rivelando insufficiente. Il suo brusco benservito arrivò dopo un lungo, sordo conflitto interno che aveva per oggetto anche la riforma dell’Istituto e le norme sul riciclaggio del denaro sporco.
Le mosse del Papa e, adesso, le prime misure prese dalla Procura di Roma riaprono in modo traumatico una storia che qualcuno si era illuso di chiudere frettolosamente, continuando a comportarsi come prima. Ma le dimissioni di Benedetto XVI e il successivo Conclave sono uno spartiacque impossibile da rimuovere.


Related Articles

Zingales molla Giannino e attacca: «Falso il master nel suo curriculum»

Loading

ROMA — «È un incidente, chi dice di no? La mia grave colpa è non aver controllato quella roba che girava sul web, l’altra colpa grave è aver fatto in quel video un riferimento al master a Chicago… Luigi mi ha detto “hai mentito” e io gli ho risposto “smentisco, che problema c’è?”. Ma a lui non è bastato». E adesso che succede? «Ne misuro le conseguenze. Non mi stupisco di niente, ma non siamo nati ieri. Un fondatore che se ne sta in America e se ne va a cinque giorni dal voto…».

Di Maio in discesa punta su Rousseau, ma Grillo gli fa lo sgambetto

Loading

Movimento quasi acefalo. La crisi della leadership 5 Stelle piomba nei momenti decisivi della formazione del nuovo governo

Napolitano, gelo sulla manovra “Testo non arrivato al Quirinale” faro sulla copertura finanziaria

Loading

Il presidente contrariato dalla Lega. Juncker: Roma non rischia.  Il Capo dello Stato teme che le troppe modifiche possano compromettere la sostenibilità 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment