Crisi diplomatica fra Berlino e Ankara. I turchi: rappresaglia

by Sergio Segio | 22 Giugno 2013 17:26

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BERLINO –La Turchia minaccia rappresaglie nei confronti del governo Merkel. È stato l’ultimo atto di una giornata tesa. La posta in gioco è alta. Riguarda il negoziato sull’ingresso in Europa di un Paese che molti in Germania vorrebbero lasciare fuori. L’ambasciatore turco è stato convocato all’Auswärtiges Amt, la Farnesina tedesca. Poco dopo è arrivata la contromossa, con un provvedimento analogo deciso, ad Ankara. Alle accuse reciproche sono seguite, in serata, le dichiarazioni del ministro degli Affari europei Egenem Bagis, uno dei collaboratori del premier Recep Tayyip Erdogan: «Spero che la cancelliera correggerà l’errore fatto lunedì, altrimenti questo porterà a delle reazioni». Nessuno vuole fingere di dimenticare, insomma, le parole della donna più potente del mondo, secondo cui la repressione contro i manifestanti di Piazza Taksim è stata «veramente troppo dura».
L’intervento di Angela Merkel — che si è detta anche «sconvolta» per quanto la polizia ha fatto nelle strade di Istanbul — è stato uno schiaffo. E il governo turco ha deciso di non porgere l’altra guancia. Lo si è capito quando Bagis ha accusato la cancelliera di utilizzare la crisi per motivi di politica interna, invitandola a non interferire in affari che non la riguardano. «Se la signora Merkel — ha aggiunto — cerca degli argomenti per la campagna elettorale, dovrebbe lasciare stare la Turchia». Queste frasi sono state giudicate inaccettabili dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle. Guardando al processo di adesione, il timore del governo Erdogan è che le proteste per la repressione determinino una ulteriore battuta d’arresto di trattative bloccate da tre anni. E non viene mai dimenticato che il partito cristiano-democratico della cancelliera è contrario ad un ingresso a pieno titolo della Turchia nell’Ue.
La possibilità di un nuovo stallo esiste, se è vero che tanto la Germania quanto l’Olanda hanno proposto giovedì scorso di rinviare la decisione, prevista in settimana prossima, sull’avvio del capitolo 22 del negoziato, riguardante i problemi regionali. A Berlino è stato però smentito che il governo voglia mettere in dubbio il processo di adesione e si è parlato di «problemi tecnici». Westerwelle sembra orientato a proporre che inizi la discussione sui due capitoli successivi, quelli dedicati ai diritti civili e alla libertà di stampa e di associazione. Su questi temi è intervenuto anche il ministro degli esteri italiano Emma Bonino, secondo cui «non è il momento di chiudere la prospettiva europea della Turchia, semmai è il momento di rilanciarla, aprendo oltre al capitolo sulle politiche regionali anche quello sui diritti fondamentali e la giustizia». A Bruxelles sarà una partita difficile.

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