Diaria, i 5 Stelle vanno in ordine sparso Il leader: giornalisti fuori dal Parlamento

by Sergio Segio | 26 Giugno 2013 6:10

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ROMA — Il giorno dopo l’addio di Adriano Zaccagnini, qualche ora dopo la clamorosa smentita al candidato romano Marcello De Vito, mentre il Movimento si trova alle prese con nuovi casi «diaria» e nuovi possibili abbandoni, arriva puntuale come un orologio un nuovo post esplosivo di Beppe Grillo che evoca ironicamente (?) il fascismo e chiede che i giornalisti siano esclusi dal Parlamento.

Abile strategia mediatica, per distogliere l’attenzione sulle difficoltà interne e sul calo di consensi, che Grillo e Casaleggio conoscono e applicano alla perfezione. «Il giornalista vi ascolta! Tacete!». Se lo slogan vi dice qualcosa, l’immagine chiarisce il rimando. Ma è il contenuto, per nulla ironico o metaforico, che fa notizia. Grillo (molti dicono però che il post è stato scritto dallo staff di Roma) parla di «pennivendoli», di «gossipari», di «mercanti di parole rubate». Dice che bisognerebbe appendere un cartello che dice: «No gossip. Il Parlamento non è un bordello». Ma soprattutto dice una cosa: «I giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento. Vanno disciplinati in spazi appositi, esterni al Palazzo». Segue poesiola, «sapessi com’è strano fare il deputato romano», con i «gossipari» «all’urinatoio». Finale catartico per il parlamentare braccato: «Io gli ho detto fanculo, tu gli hai detto fanculo».

Imbarazzati molti parlamentari M5S, che hanno buoni rapporti con i cronisti. Tommaso Currò è apertamente critico: «È la stampa che deve controllare i politici, non il contrario». La stampa, con i suoi organi di categoria, protesta. La Fnsi: «Grillo vuole un’informazione fatta di veline stile Minculpop». L’Associazione stampa parlamentare dice «no a toni intimidatori».

Ieri, intanto, è scaduto il termine per la restituzione della diaria non spesa. Non tutti hanno bonificato. Per problemi tecnici con la banca, ma non solo. Alessio Tacconi non ha intenzione di restituire i soldi: «Io non ridarò un euro. Vivo in Svizzera, con mia moglie, e con questi soldi non ci campo. Il codice di comportamento è scritto in italiano e con l’avvocato abbiamo visto che non era prevista la restituzione. Le regole d’ingaggio sono state cambiate in corsa». In considerazione della sua situazione, Tacconi ha chiesto una deroga al gruppo, inutilmente. Ieri Nicola Morra gli ha risposto così: «Si può ragionare, ma chi è stato eletto sapeva le regole».

Insomma, si accomodi. Anche perché Tacconi cerca risposte da tempo: «Sono settimane che li rincorro, mi sono stufato. Se vogliono, alzano il telefono». Tacconi pone un altro problema: la privacy. «Io non voglio che le mie spese siano rese pubbliche». Poi una battuta, per indicare le difficoltà: «Da una parte c’è il Paese, dall’altra mia moglie». Espulsione o dimissioni, la sorte pare segnata.

Sulle diarie il Movimento va in ordine sparso, tanto che il Restitution Day è slittato ancora, alla prossima settimana. Le cifre che tornano alla base sono molto diverse. Il che può dipendere da una diversa propensione al risparmio, ma anche da fattori contingenti. Per esempio Tommaso Currò ha dichiarato che «l’eccedenza di diaria risulta negativa». In soldoni, non restituirà neanche un euro di diaria. Motivo: le «spese da capogiro» che ha dovuto affrontare per il trasferimento a Roma. Currò spiega che doverlo comunicare non gli piace per niente, ma è necessario «visto il clima di sfiducia e di malafede pregiudiziale» che si è creato nel Movimento. Un deputato è andato da lui e gli ha rimproverato a brutto muso l’eccesso di spese. Lui lo ha educatamente mandato a quel Paese. Qui spiega il perché delle spese: «Ho dovuto pagare due mesi di agenzia, due mesi di anticipo e una mensilità da 1600 euro».

Il collega Vincenzo Casu ha restituito 13 mila euro: «Ma io non avevo caparre». Tra gli altri che hanno dichiarato il bonifico ci sono Massimiliano Bernini, 12 mila euro; Marialucia Lorefice, 10.500, Giuseppe D’Ambrosio 7.600 e Gianluca Rizzo 9.500. Ma in alcuni casi si è arrivati a 15 mila euro e oltre: sono i parlamentari romani che non pagano affitto e mangiano a casa. Il fronte su cui si discuterà sarà anche quello della privacy: perché se è obbligatoria la rendicontazione delle spese a fini interni, non lo è la pubblicità. Ma non dichiarare le singole voci non consente di capire chi è stato sprecone e chi aveva solide ragioni per restituire meno.

Il Movimento intanto si prepara al Restitution Day (forse lunedì): si prevede l’intervento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che sventoleranno un mega assegno con i soldi restituiti. Evento senza precedenti nella storia parlamentare italiana.

Alessandro Trocino

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