F35, il ministro Mauro vuole comprare altri 40 caccia

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Contrordine: per gli F-35 la Difesa cambia idea per la seconda volta. Ed è un ripensamento del ripensamento che ha il sapore della beffa. Ridotto dal ministro precedente da 131 a 90 esemplari, l’ordine d’acquisto per i supercacciabombardieri della Lockheed Martin ora torna d’incanto alla cifra originaria con il nuovo ministro, Mario Mauro. In visita all’annuale fiera aeronautica parigina di Le Bourget, reduce da un incontro con i manager Lockheed e nel corso di colloqui allo stand della Finmeccanica, azienda italiana che partecipa al megaprogetto per gli F-35 in qualità di partner di secondo livello, come se niente fosse il responsabile della Difesa del governo Letta ha detto che il taglio di 41 aerei annunciato dal suo predecessore, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, non è irrevocabile, anzi, si può tranquillamente tornare alla cifra originaria. Come si trattasse di quisquilie e di mezzo non ci fossero miliardi di euro di differenza. Novanta esemplari di F-35 costano circa 12 miliardi, mentre per 131 ci sarebbe bisogno di 4 miliardi in più.
CHE COSA sia successo di sostanziale dall’annuncio del taglio al controannuncio di oggi, non è dato sapere. Non risulta siano repentinamente cambiate le esigenze delle nostre forze armate, né che si sia appalesata un’improvvisa minaccia militare contro il nostro paese tale da imporre il rafforzamento dei programmi di armamento né che gli alleati Nato ci chiedano ulteriori sforzi strategici. E non risulta neppure che il governo abbia improvvisamente scovato altri quattrini da buttare per gli armamenti. All’origine del ribaltone del ministro Mauro ci sarebbe la convinzione che sotto una certa soglia di esemplari ordinati dall’Italia, il lavoro di supporto della Finmeccanica al progetto internazionale (la costruzione delle ali e di parte della fusoliera) non sarebbe economicamente conveniente. Quindi per fare un favore a Finmeccanica rendendo l’operazione vantaggiosa dal punto di vista dell’azienda italiana, il ministro si dice disposto non solo a sconfessare il suo precedessore che non era di certo un pacifista e probabilmente qualche conto se lo era fatto, ma a buttare nella fornace degli F-35 un altro bel po’ di soldi pubblici.
Di certo rispetto al primo ripensamento ministeriale è cambiata aria. Non tanto perché sia scemata l’opposizione all’operazione F-35 che rimane forte e vigile in larghi strati dell’opinione pubblica e anzi cresce. Di recente, per esempio, un appello per la cancellazione della commessa è stato firmato da numerose personalità come don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, Umberto Veronesi, Chiara Ingrao, Cecilia Strada, Savino Pezzotta, Roberto Saviano, Riccardo Iacona, Gad Lerner. La differenza è che nel frattempo ci sono state le elezioni e i partiti che prima del voto avevano promesso agli elettori un approccio più cauto e riflessivo al delicatissimo e popolare tema dei cacciabombardieri, ora probabilmente si sentono liberi di tornare ai vecchi amori. Emblematico il caso del Pd che per bocca del suo segretario Pier Luigi Bersani in campagna elettorale si era impegnato per ridurre ulteriormente l’impegno italiano per gli F-35. Quello stesso partito ora non sa che pesci prendere in vista del prossimo appuntamento parlamentare di lunedì e martedì alla Camera, quando si voterà in aula la mozione contro gli F-35. Il documento è presentato da Sel e Movimento 5 Stelle ed è firmato anche da una ventina di deputati Pd, mentre il grosso del gruppone piddino ancora non riesce a decidersi come schierarsi. Idem al Senato dove una parte del Pd ha presentato una mozione simile (primo firmatario Felice Casson) che però è stata firmata solo da 18 senatori.
LE SCELTE del Pd diventano a questo punto determinanti. Se il gruppo della Camera decidesse di convergere in blocco sulla mozione anti F-35, il costoso e discusso programma dei cacciabombardieri sarebbe definitivamente cancellato e finirebbe una vicenda fin qui condotta all’insegna della scarsa trasparenza. Il ripensamento del ministro Mauro non è che l’ultimo episodio di un comportamento opaco. A tutt’oggi, per esempio, non è chiaro neppure quanti aerei siano stati effettivamente già comprati dalle nostre forze armate. Secondo fonti ufficiali italiane sarebbero 3, ma citando fonti ugualmente ufficiali, però statunitensi, Toni De Marchi, blogger del Fatto Quotidiano ed esperto di questioni militari, sostiene siano 7 di più.


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