La sorveglianza della NSA sui cittadini statunitensi

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Secondo il Guardian, dal 2009 al 2011 l’amministrazione di Barack Obama avrebbe permesso alla National Security Agency (NSA) – l’agenzia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti – di raccogliere una grande quantità di metadati su molti cittadini statunitensi.  Non il contenuto delle comunicazioni, quindi, ma informazioni su date, orari, luoghi, mittenti e destinatari.

Le fonti di questa notizia sono alcuni documenti segreti visionati dal Guardian – alcuni dei quali sono stati pubblicati dal quotidiano – che mostrano come l’amministrazione Obama abbia autorizzato questo programma ampliando un programma già esistente, avviato dall’amministrazione di George Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Le rivelazioni del Guardian sono importanti per il dibattito sulla legalità dei programmi di sorveglianza della NSA negli Stati Uniti, descritti dal Guardian nelle ultime settimane: finora, infatti, erano stati considerati “legali” proprio perché non coinvolgevano cittadini statunitensi.

La raccolta online di metadati su alcuni cittadini statunitensi iniziò alla fine del 2001, sotto un programma segreto di sorveglianza della NSA chiamato “Stellar Wind”. Inizialmente “Stellar Wind” non aveva bisogno dell’autorizzazione di alcun tribunale federale, e permetteva alla NSA di raccogliere i dati delle conversazioni online (i metadati) quando almeno una delle due persone coinvolte nello scambio si trovava fuori dagli Stati Uniti, o in cui risultava per certo che nessuno dei due fosse cittadino statunitense: le formule ambigue con cui erano descritte queste limitazioni permisero comunque alla NSA di raccogliere dati su cittadini statunitensi, anche se in maniera molto limitata.

L’amministrazione Bush decise di interrompere la raccolta di metadati nel marzo 2004. Come scrisse allora il Washington Post, alcune persone del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI si opposero a “Stellar Wind”: uno dei più convinti oppositori fu James Comey, l’allora vice procuratore generale, che è stato nominato da pochi giorni nuovo capo dell’FBI da Barack Obama. Per far sì che “Stellar Wind” continuasse a operare, scrive il Guardian, una parte del Dipartimento di Giustizia e la NSA si rivolsero al tribunale responsabile per queste faccende e il 14 luglio 2004 ottennero l’autorizzazione a proseguire la raccolta di metadati come con il programma di Bush ma con alcune minime differenze, tra cui un numero più limitato di persone che potevano accedere a questi dati raccolti.

“Stellar Wind”, come detto, aveva diverse restrizioni che limitavano i dati che la NSA poteva utilizzare. Queste restrizioni, scrive il Guardian, sono state dettagliate in un memorandum legale scritto il 27 novembre 2007 da un avvocato del Dipartimento di Giustizia, Kenneth Wainstein, al nuovo procuratore, Michael Mukasey, che si era insediato solo poche settimane prima. Nel memorandum, pubblicato dal Guardian, si legge che queste restrizioni erano eccessive e che si doveva formalizzare una pratica che permettesse alla NSA di raccogliere metadati anche su cittadini statunitensi, perché questo avrebbe reso più facile ottenere informazioni su cittadini non statunitensi.

Nell’ottobre 2007 Robert Gates, l’allora ministro della Difesa, firmò una serie di “Procedure Supplementari” sui metadati di internet, ampliando quello che si poteva fare con i dati dei cittadini statunitensi. Mukasey firmò il documento nel gennaio 2008, e dall’anno successivo e per più di due anni, dice il Guardian, il programma è andato avanti, fino a essere sospeso nel 2011. Non è chiaro il motivo per cui è terminato.

foto: Barack Obama e George W. Bush (Alex Wong/Getty Images)


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