Missile Cgil su Letta: “Sa fare solo annunci”

Loading

Dopo le scosse berlusconiane Enrico Letta è costretto a registrare quelle sindacali. È stata Susanna Ca-musso, ieri, a “bacchettare” il capo del governo: “Abbiamo la sensazione – ha detto il segretario della Cgil intervenendo a Radio 24, l’emittente di Confindustria – che i dossier si moltiplichino e che non si decida sui singoli capitoli”. “Il dibattito Imu-Iva – ha aggiunto Camusso – dimostra che si continua a stare dentro gli echi della campagna elettorale”. Per il governo che emana decreti del “fare”, l’accusa di inconcludenza è la peggiore che si possa ricevere.
Ultimatum sindacale
Dietro le righe delle dichiarazioni ufficiali, in Cgil si registra l’insofferenza nei confronti del governo. “Sarebbe ora che ascoltino anche le ragioni del lavoro – dicono in Corso Italia – visto che finora hanno ascoltato solo quelle delle imprese”. Si assiste di nuovo alla dialettica del governo Monti, sensibile agli allarmi di imprenditori grandi e piccoli “che urlano contro la deindustrializzazione e poi senza ragione delocalizzano in altri paesi”. Il riferimento, nemmeno tanto implicito, è all’Indesit della famiglia Merloni che proprio ieri ha confermato i suoi 1.425 esuberi e ha rotto il tavolo di trattative con il sindacato che ha annunciato lo sciopero di tutto il gruppo per il 12 luglio. Quello che Camusso invierà oggi dal palco di San Giovanni, dove concluderà assieme a Bonanni e Angeletti di Cisl e Uil, la prima manifestazione sindacale unitaria dopo tanto tempo, non sarà probabilmente un vero e proprio ultimatum. Ma un avvertimento sì. E provenendo dal sindacato di riferimento del segretario del Pd, azionista di maggioranza dell’esecutivo, sarà un messaggio da ascoltare. L’allarme di Camusso trova conferme nei dati diffusi dalla Cgil sulla cassa integrazione. Il sindacato di Corso Italia calcola in 524.379 il numero dei lavoratori costretti a casa. Si tratta di un numero teorico che si darebbe se le ore di cig autorizzate fossero tutte a zero ore. In questo caso la somma percepita oscillerebbe tra i 700 e gli 800 euro al mese. Come accade, concretamente, in fabbriche come Pomigliano o Termini Imerese. In realtà può succedere che in un’azienda la cassa integrazione sia a rotazione, oppure duri una settimana o due. Calcolando una media di ricorso alla cig del 50% delle ore lavorabili la Cgil stima in poco più di un milione (1.048.757) i lavoratori a riposo forzato. Che possono percepire cifre superiori al minimo ma comunque inferiori al proprio stipendio. Le risorse perse dal mondo del lavoro, infatti, ammontano complessivamente a 1,7 miliardi pari a 3.300 euro a lavoratore. Un salasso per le famiglie e una contrazione evidente nei consumi.
Miliardi buttati
Questo avviene in un paese in cui, nei primi cinque mesi del 2013, la Guardia di Finanza ha accertato danni all’erario causati dagli sprechi per 1 miliardo di euro, trovato uno scontrino su tre irregolare, sequestrato 2,5 miliardi di beni alla mafia. E un altro miliardo ogni mese viene tranquillamente portato all’estero.
La manifestazione di oggi a Roma, con comizio unitario in piazza San Giovanni, dopo due grandi cortei che attraverseranno la città (uno da piazza della Repubblica e l’altro da piazzale dei Partigiani) vuole recuperare l’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil che puntano a farsi sentire dal governo. Ne hanno bisogno perché dopo i tagli e le promesse mancate rischia di saltare definitivamente il rapporto con la propria base.
Lo scontro alla Fiat
Al corteo ci sarà anche la Fiom che prima, però, nella nottata sarà impegnata a Pomigliano dove Maurizio Landini sarà presente alla “Notte bianca” contro il sabato lavorativo nello stabilimento campano. “È curioso, spiega il segretario della Fiom, che mentre gli operai sono per metà in cassa integrazione quelli al lavoro vengano chiamati a fare gli straordinari mentre gli altri restano fuori”. La richiesta della Fiom è di adottare i contratti di solidarietà: riduzione del salario e contestuale riduzione dell’orario ma tutti al lavoro. Una richiesta che la Fiat respinge fermamente anche perché, spiega, i sabati lavorativi a Pomigliano si sono resi necessari per picchi contingenti di produzione che potrebbero interrompersi. Un presidio della Fiom c’era già stato lo scorso sabato e finì con una carica della polizia, un manifestante all’ospedale e un dirigente Fiom identificato. “Noi non vogliamo impedire a nessuno di entrare al lavoro” ribadisce Landini “ma solo illustrare le nostre ragioni”. La Fiat, però, in un comunicato, parla di rischi di “intimidazione” reputando “gravissimo” se si impedisse ai lavoratori di non entrare in fabbrica.


Related Articles

Cassa in deroga, giro di vite del governo

Loading

Il piano del ministro Giovannini: stretta sulla durata e stop alle proroghe 

Le prime 10 banche popolari si trasformeranno in Spa ma è scontro nel governo

Loading

Via al decreto, Lupi contesta la riforma. Il premier: “Troppi banchieri e pochi prestiti”. Padoan: “Così si rafforza il sistema creditizio”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment