Non solo droni americani Nasce un consorzio europeo

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Alcuni giorni fa il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, aveva annunciato di voler comprare 12 droni Reaper in America, a malincuore, «perché non abbiamo un prodotto europeo»; ieri Eads, Dassault e Finmeccanica hanno risposto con un’iniziativa congiunta, nella quale chiedono ai governi di lanciare un programma per la produzione di un drone di sorveglianza (eventualmente armato) di classe MALE (Medium-Altitude Long-Endurance).
La lettera comune, proprio alla vigilia del Salone internazionale dell’aereonautica che si apre oggi a Parigi-Le Bourget, è firmata da Cassidian (del gruppo franco-tedesco-spagnolo Eads), dalla francese Dassault Aviation e dall’italiana Alenia Aermacchi (Finmeccanica).
«Un programma europeo sarebbe in grado di rispondere ai nuovi requisiti delle forze armate — si legge nella nota — e di ottimizzare nel contempo la difficile situazione dei budget della difesa». Noi siamo pronte, dicono in sostanza le aziende: ora tocca agli Stati metterci i soldi, per quanto pochi.
Le imprese americane e israeliane hanno preso un decennio di vantaggio in termini tecnologici. L’Italia ha acquistato due Reaper americani per usarli in Afghanistan, ma da due anni attende l’autorizzazione Usa per poterli armare. La Germania aveva lanciato il programma Euro Hawk per comprare i vecchi e potenti Global Hawk americani, ma lo ha cancellato — perdendo i 680 milioni di euro già spesi — quando si è accorta che avrebbe dovuto stanziare altri soldi per renderli utilizzabili in Europa. La Francia ha bisogno di droni in Mali, e deve chiedere aiuto all’America.
«Prendere droni già pronti, “dallo scaffale” come si dice in gergo, è per adesso una strada obbligata ma molto faticosa — spiega Fabio Liberti, direttore di ricerca all’Iris di Parigi —. Si risparmia in ricerca e sviluppo, ma l’autonomia operativa è ridotta perché gli Stati Uniti pongono molti limiti all’uso di tecnologia per scopi di intelligence, anche dopo averla venduta. L’idea di un drone europeo quindi ha senso, e le ricadute sull’aeronautica civile sono potenzialmente molto importanti, in termini di competitività. Da notare però, in questa iniziativa, l’assenza importante degli inglesi di Bae Systems, l’altro colosso europeo».
Alenia Aermacchi sottolinea che «nessuno vuole ripetere gli errori del passato, con gli aerei Rafale di Dassault, i Gripen svedesi e gli Eurofighter che si fanno concorrenza nelle gare internazionali. I nuovi sforzi europei devono essere per forza congiunti». Altra materia per il Consiglio europeo di dicembre, il primo dedicato alla Difesa.


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