Preti pedofili, le trame in vista del dopo-Bertone

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In primis monsignor Luca Lorusso, che ha accompagnato don Poggi a sporgere denuncia davanti agli agenti del Noe e ne ha assicurato la serietà. Monsignor Lorusso ricopre una carica prestigiosa, e secondo fonti vaticane, anche in odor di nomina: potrebbe diventare in questi mesi nunzio apostolico. Per adesso è consigliere del nunzio apostolico Adriano Bernardini, che a sua volta è tra i papabili per la successione alla segreteria di Stato, tenuta od oggi da Tarcisio Bertone. Adriano Bernardini è un uomo vicino a papa Bergoglio, in quanto è stato nunzio in Argentina dal 2003 al 2011, anno in cui è tornato a Roma per rappresentare la Santa Sede in Italia e San Marino.
MONSIGNOR Luca Lorusso però è anche un personaggio non estraneo ad alcune decisioni importanti prese nella Chiesa cattolica. Risulta essere, ad esempio, il destinatario di una lettera, datata 31 ottobre 2011 e pubblicata dal Fatto, in cui Angelo Scola suggeriva il suo successore a Venezia. Scola scrive a Lorusso, che gli aveva chiesto di indicare un nome per la sua vecchia diocesi. Il consigliere però è anche l’avvocato che difende nel processo canonico don Patrizio Poggi, condannato nel 2002, a cinque anni di reclusione per violenze sessuali su minori. Don Poggi dopo la condanna è stato sospeso “a divinis” con provvedimento canonico del 13 gennaio 2010. Poi, dopo aver fatto appello, viene “perdonato” da Benedetto XVI. Papa Ratzinger infatti aveva accolto il ricorso presentato dal prete contro il provvedimento che lo sospendeva e gli aveva accordato la “Restitutio ad integrum”, ossia la possibilità di tornare a esercitare. Per l’esecuzione della decisione papale, però, aveva rinviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, dove è ancora in corso il processo. E per capire bene queste vicende si potrebbe analizzare anche un ulteriore elemento: il susseguirsi degli eventi. L’11 febbraio, papa Ratzinger dà la notizia delle sue dimissioni. Una decisione che arriva in un momento storico in cui la chiesa cattolica è tormentata dalla diffusione della corrispondenza segreta del papa, come il documento confidenziale pubblicato da Il Fatto che annunciava la sua morte entro 12 mesi, o anche il carteggio pubblicato nel libro di Gianluigi Nuzzi. Don Poggi, consigliato probabilmente da chi gli è vicino, decide di sporgere la sua denuncia in un momento di dissoluzione del papato. Dopo l’8 marzo gli eventi si susseguono rapidamente. Cinque giorni dopo, su piazza San Pietro, si affaccia Bergoglio, da quel momento papa Francesco. Ancora tre mesi e il 12 giugno, il nuovo papa annuncia, per la prima volta, l’esistenza di una lobby gay in Vaticano.
ALTRETTANTO strana in questa storia sembra essere la reazione della Chiesa. Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, non ha diffuso alcuna nota di commento alla denuncia di don Poggi. Raggiunto ieri telefonicamente ha continuato a non voler commentare e ha affidato l’unica posizione presa dalla chiesa sulla faccenda alle dichiarazioni fatte due giorni fa dal cardinale vicario Agostino Vallini. Il Cardinale ha preso le distanze da chi fa la denuncia e ha parlato di “disinformazione calunniosa”, e ha espresso “profonda amarezza per la diffusione di simili notizie calunniose che sparano nel mucchio in materia generalizzata senza distinguere tra chi ha sbagliato, chi deve pagare e chi è calunniato”.
E il cardinale Vallini infine si domanda: “A chi giova creare un nuovo caso scandalistico e infangare le persone e il ministero di sacerdoti? È questo il modo di fare informazione? È un modo per screditare la Chiesa e i suoi ministri. Ognuno darà conto a Dio del suo operato”.


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