“Metalli tossici nelle sigarette elettroniche”

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TORINO. — Il fumo dell’era 2.0 è sotto assedio. Più le studiano e le analizzano, più si scopre che le sigarette elettroniche fanno male, e che forse non sono quel-l’alternativa così salutare alle classiche «bionde». Già bandite in Francia dai locali pubblici, trattate come farmaci in Gran Bretagna e vietate in Italia per ora solo nelle scuole, sono da tempo finite sotto inchiesta da parte del procuratore Raffaele Guariniello. E ora nuove analisi, disposte dalla rivista che tutela i consumatori “Il Salvagente”, hanno mostrato l’inquietante presenza di metalli pesanti, tossici per l’organismo, come l’arsenico, il piombo, il cadmio e il cromo. Sostanze cancerogene, che si aggiungono a dosi eccessive di benzene e di nicotina già accertate dalla Procura. Ieri mattina, sul tavolo del pm è arrivato un parere dell’Istituto Superiore di Sanità, in risposta ai primi dati inviati dal magistrato: «Nel caso di forti utilizzatori — si legge — in considerazione del tipo di utilizzo che prevede un’assunzione volontaria e della via di aspirazione, queste concentrazioni potrebbero rappresentare un potenziale rischio di cancerogenicità per il consumatore ».
Ora Guariniello ha acquisito anche i campioni, relative alle ricariche di altre marche, che erano state fatte analizzare dalla rivista dei consumatori all’Università Federico II di Napoli. «Uno dei problemi principali delle e-cigarette è la mancanza di norme e di limiti delle sostanze da inalazione — ha spiegato Enrico Cinotti del Salvagente — abbiamo analizzato i contenuti di una fialetta di ricarica, pari a 10 ml, che un forte fumatore si “svappa” in una settimana: i risultati mostrano che dentro c’è veleno puro».
Sei diversi tipi di ricariche di vari gusti ed aromi sono passate al microscopio: “T-Fumo vanilla senza nicotina”, “Amber Leaf-Low”, “Duenote Caffè 9”, “Elit Italia Tobacco Gold”, “Dekang Ginseng”, e “Want 2 Vape Vapenste in Blend Loisville”. Per il piombo, ad esempio, quest’ultima ricarica ha mostrato un valore di 6,72 mg ogni 10 millilitri. Il limite nelle acque potabili è di 10 mg per litro: si evince, secondo la procura, un valore di oltre 600 volte superiore. Guariniello ha voluto per precauzione ripetere gli accertamenti, anche alla luce dell’allarme del suo consulente dell’Università di Chimica
di Torino, che ha commentato: «I risultati sui metalli pesanti sono enormemente alti: in un caso (sempre quello della Louisville, ndr) quelli dell’arsenico sono mille volte superiori a quelli tollerati nell’acqua». Il valore riscontrato dalle analisi del Salvagente si riferisce infatti a 113,74
mg ogni 10 millilitri: «È necessario moltiplicare il dato per 100 per compararlo con il valore soglia di 10 mcg per litro dell’acqua potabile: il risultato è di 11 mila 374», spiegano in procura.
Le analisi hanno accertato la presenza di piombo, cadmio, cromo, zinco, nichel, arsenico e rame nelle varie ricariche. Sostanze che se ingerite o inalate in dosi elevate hanno effetti tossici: in tutti i casi i valori riscontrati erano elevati. Le marche finite nel mirino del Salvagente hanno già sospeso le vendite dei prodotti “incriminati”, in attesa di ulteriori accertamenti.
Mentre il Codacons chiede dunque analisi a tappeto e sequestri dei prodotti pericolosi, l’Anafe, associazione che riunisce i produttori, si dichiara «favorevole a normative e controlli ». «Basta con l’importazione selvaggia e senza regole di prodotti non certificati e non controllati » è il commento del presidente dell’associazione Massimiliano Mancini. «Il Made in Italy — ha spiegato invece Filippo Riccio numero uno di Smoke (non toccato dalle analisi del Salvagente) — rappresenta una garanzia di qualità e controlli rigorosi. Noi, nei nostri stabilimenti, utilizziamo solo liquidi di produzione interamente italiana e su ogni prodotto che mettiamo in commercio effettuiamo controlli strettissimi».


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