Siria, tre decapitati in un video shock giallo su un assalto ai frati francescani
IL BOIA è corpulento, ha la barba lunga e rada, e in testa porta un pakol, il cappello dei mujaheddin afgani. Nel video di 9 minuti che mostra la decapitazione di tre uomini incappucciati da parte di quelli che appaiono come estremisti islamici è lui che incita la folla all’abominio, che dà ordini, che afferra le teste. Secondo la Middle East Christian News agency e Radio France International i carnefici sarebbero i guerriglieri jihadisti del fronte Al Nusra, e le tre vittime monaci francescani prelevati dal convento di Ghessanie, nel nord della Siria, paese abitato prima della guerra da una maggioranza di cristiani.
Ma questa versione non ha convinto tutti i protagonisti di un conflitto che in poco più di due anni ha già provocato oltre 100mila morti. È giallo su questo ennesimo massacro, e il suo mistero sarà difficilmente sbrogliato. Anzitutto perché l’agenzia dei missionari Asia News ha sollevato dubbi sul fatto che le vittime fossero monaci francescani, dal momento che di questi religiosi non ve ne sono più nella zona di Ghessanie. Poi, perché le stesse brigate di insorti hanno negato ogni coinvolgimento. Il massacro di cristiani è stato poi duramente criticato da un generale ribelle dell’Esercito libero siriano, Riad al-Assad, il quale lo ha attribuito a «gruppi con un’ideologia e un pensiero radicale che non hanno a che vedere con la fede musulmana e i valori del popolo siriano». Altri ribelli sostengono che a compiere l’eccidio dei tre siano state le forze del regime di Damasco, per poi incolpare l’opposizione screditandola agli occhi di un Occidente che avrebbe deciso di armarla.
L’unica certezza riguarda la morte di padre Francesco Mourad, un monaco siriano morto domenica scorsa durante il saccheggio di un convento di Ghessanie da parte dei jihadisti. A darne notizia era stato martedì padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, secondo cui il monaco sarebbe stato assassinato con un colpo di kalashnikov mentre tentava di difendere le suore del Rosario. Secondo un’altra ricostruzione dei fatti a uccidere il religioso sarebbe stata invece una pallottola vagante.
Lo scorso dicembre, quando l’incontrammo a Ghessanie, padre Francesco viveva nel terrore. La sua grande fede in Dio non gli bastava per scacciare la paura. Eppure, in quel paesino di montagna appena conquistato dall’Esercito libero siriano all’epoca i guerriglieri del fronte al Nusra erano in minoranza, uscivano solo dopo il tramonto e non si mischiavano con gli altri. I ribelli che volevano mostrare il lato più virtuoso della rivolta lo trattavano con ogni riguardo, gli offrivano cibo e legna per scaldarsi. Lui ci disse che da uomo di chiesa la morte non lo spaventava, ma che comunque temeva il futuro. Col senno del poi, verrebbe da dire che padre Francesco avesse previsto il suo martirio.
Andrea Avveduto, della Ong della Custodia di Terra Santa, Pro Terra Sancta, sostiene che il video shock sulle tre decapitazioni sia stato diffuso da Al Qaeda con lo scopo di terrorizzare i cristiani in Siria. «Ma il cadavere di padre Francesco era integro, e i frati escludono vi fossero francescani tra i decapitati – afferma Avveduto – dove è stato ucciso padre Francesco non ci sono più frati, tutto è stato distrutto e il convento è occupato »
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