Spagna, i bambini hanno fame

by Sergio Segio | 8 Giugno 2013 10:51

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BARCELLONA. L’ombra della fame si allunga in maniera sempre più preoccupante sulle aule scolastiche spagnole. Un articolo pubblicato ieri dal quotidiano El País getta luce su questo fenomeno sempre più diffuso. Il titolo va dritto al cuore: «Il panino magico, pane e pane». Il pezzo cita il racconto di un bimbo di Gerona, riferito da un’assistente sociale all’infanzia: «Professoressa, oggi per merenda porto il mio panino magico: pane e pane. Io decido cosa ci voglio mettere dentro». E fosse solo il companatico il problema.
Bambini il cui ultimo pasto è stato un mezzo panino la sera prima, che svengono a scuola, che frugano nell’immondizia («è quello che fa anche la mia mamma»), o che raccolgono le briciole delle mense che i loro genitori non possono permettersi di pagare: sono casi sempre più comuni da quando la crisi e la disoccupazione strutturale colpiscono tutte le famiglie spagnole.
La città di Barcellona, allertata dalle segnalazioni dei professori, ha censito quasi 3.000 bambini denutriti. Un numero enorme. Secondo uno studio dell’Unicef, il rischio di povertà infantile in Catalogna è passato dal 18,2% del 2008 al 19,4% del 2010, comunque al di sotto del preoccupante 26,2% della media spagnola, sei punti sopra la media europea. Secondo la Generalitat catalana (il governo regionale), prima dell’intervento, 700 di quei bambini non ricevevano nessun tipo di aiuto sociale, neppure il mero 50% del costo dei pasti (che ammonta a 6,20 euro), il sussidio più comune per le famiglie in difficoltà.
Altre comunità autonome stanno già intervenendo. L’Andalusia ha messo in piedi un piano da 16 milioni di euro perché tutti i bambini ricevano almeno tre pasti al giorno a scuola dopo aver rilevato che un bambino su sei si trova in una situazione di povertà estrema. L’anno scolastico si sta per chiudere ma da lunedì è iniziata la distribuzione di cestini con colazione e merenda. La misura coinvolge per ora 11mila bambini, e si prevede di arrivare a 48mila in autunno. In più, a 72mila scolari viene coperto il costo della mensa. Anche la comunità delle isole Canarie sta correndo ai ripari. Secondo i dati, il 16% dei bambini quest’anno non può permettersi di pagare la mensa scolastica. Anche qui per molti di loro il pranzo a mensa è l’unico pasto della giornata. La comunità ha annunciato che rimarranno aperte le scuole tutta l’estate per permettere ai bambini di ricevere almeno quest’unico pasto.
Nonostante il dramma sociale cominci ormai a lambire anche la fascia sociale più fragile, il governo tira dritto per la sua strada. Il mea culpa del Fondo monetario internazionale sulla cura greca in Spagna ha ricevuto molta eco mediatica, ma i dogmi neoliberisti della Troika continuano a dettare legge. Proprio ieri la commissione di «saggi» nominata dal governo ha ultimato il rapporto su come dovrà essere la riforma delle pensioni. E, che sorpresa, si ricettano nuovi tagli. In sostanza, i 12 esperti raccomandano che le pensioni non crescano con l’inflazione, bensì vengano calcolate in funzione della speranza di vita. Oggi a 65anni ci aspettano circa 20 anni di vita, ma nel 2049, se la speranza di vita continua a crescere, la pensione – dicono i calcoli – dovrebbe essere quasi il 20% meno di quella che si percepisce oggi. C’è da augurarsi che si campi meno. Non c’è problema: secondo la Federazione di associazioni per la difesa della sanità pubblica, i tagli in campo sanitario favoriranno un calo della longevità. Lo confermava anche l’importante rivista medica Lancet qualche settimana fa: la crisi finanziaria ha effetti molto concreti sulla salute pubblica.
Intanto la Piattaforma vittime dei mutui (Pah), il pacifico ma incisivo movimento in difesa del diritto alla casa e contro l’ingiusta legge ipotecaria spagnola, ha ricevuto il premio Cittadino 2013 dato dal Parlamento europeo. In un comunicato, il Partido popular definisce «uno scandalo» l’assegnazione del premio a una «organizzazione violenta» (la numero due del partito era arrivata a chiamarli nazisti). Una reazione che l’ex presidente dell’Eurocamera, il socialista Enrique Barón, definisce «una stupidaggine» ricordando che la decisione è stata presa all’unanimità anche con l’appoggio del Partito popolare europeo.

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