La nuova talpa e i suoi «scoop» fantasiosi

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WASHINGTON — Wayne Madsen ha lavorato per almeno quattro anni, dall’84 all’88, all’agenzia di spionaggio elettronico Nsa. E probabilmente avrà maneggiato, come analista, molte informazioni riservate. Dunque potrebbe essere ascoltato come fonte di misteri, operazioni clandestine, attività poco ortodosse da parte dei suoi ex colleghi. Il problema è che le «bombe» che spara paiono paradossali, molto complottistiche e non suffragate da pezze d’appoggio.

L’ultima sortita di Madsen ha toccato i rapporti Europa/Usa con il presunto passaggio di informazioni riservate. Una storia prima apparsa sul quotidiano The Guardian , poi ritirata in attesa di accertamenti. Strano che gli attenti segugi del giornale abbiano preso subito come buone le «rivelazioni» dell’ex funzionario dell’intelligence. Non nuovo a racconti intriganti privi però di riscontri obiettivi.

Non c’è parte del mondo che non sia stata oggetto dei suoi improbabili scoop, raccolti però da quanti sono predisposti a farlo. A prescindere da quello che sostiene. Nel 2008 si è unito alla carovana di quanti negano che Barak Obama sia nato in America. Un tema emerso più volte in campagna elettorale con ben altri testimonial. Sempre sul presidente e alcuni collaboratori: «E’ noto che frequentavano locali gay di Chicago». Ciarpame arricchito da testimonianze di personaggi improbabili sulla vita privata del numero uno statunitense.

Altro tema forte quello dell’attentato dell’11 settembre 2001. Mescolando elementi plausibili a teorie cospirative, Madsen ha più volte parlato di un coinvolgimento del Mossad, di ambienti americani, di personalità saudite. Insieme o divisi per abbattere le Torri Gemelle. Il servizio segreto israeliano ritorna anche in un’altra vicenda: quella che secondo l’ex funzionario porta all’eliminazione di decine di scienziati in Iraq.

Nel suo lavoro Madsen parte da elementi che talvolta hanno sostanza, dati che possono essere un punto in cui scavare le fondamenta di un’indagine, solo che costruisce il suo «castello». Rientra nella categoria, la «rivelazione» che alcuni dei virus diffusisi in questi ultimi anni siano stati costruiti a tavolino dai militari, un parallelo con quanto avvenne durante la guerra fredda. Nella denuncia continua degli «ispiratori occulti», Madsen ha riservato sospetti anche a WikiLeaks. All’epoca della diffusione di un video che mostra un elicottero americano sparare su alcuni civili in Iraq, afferma che il movimento di Assange potrebbe essere manovrato, via Islanda, dal miliardario George Soros. E continuando su questo filone asseconda i sospetti sul ruolo dei social network nelle rivoluzioni che hanno sconvolto molti Paesi arabi. Il teorema, che ha molti sostenitori, è che Twitter o Facebook sono strumenti nelle mani della Cia, con i quali condiziona le proteste di piazza.

Il problema di Madsen, oggi vicino ai 60 anni, è che a forza di spargere storie dubbie finisce per inficiare quelle giuste. Inoltre la sua appartenenza al mondo dell’intelligence è datata. Parliamo dell’88. Da allora è diventato un personaggio scomodo. Eventuali fonti sanno chi è, conoscono le sue passioni. Ed è rischioso avvicinarsi ad un uomo che, in gergo, è diventato radioattivo.

Guido Olimpio


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