«La signora Shalabayeva ora può rientrare in Italia»

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ROMA — La notizia dovrebbe averla ricevuta ieri sera a casa del padre, poco fuori Astana, capitale kazaka, dove si trova con la figlia, con il divieto delle autorità di lasciare la città. Per la legge italiana Alma Shalabayeva non è più una straniera espulsa perché clandestina. La revoca del provvedimento che ha scatenato un caso internazionale è stata annunciata ieri dal governo al termine di una lunga riunione presieduta dal premier Enrico Letta alla quale hanno partecipato i ministri dell’Interno Angelino Alfano, della Giustizia Annamaria Cancellieri e degli Esteri Emma Bonino.

Il tema era proprio la discussa espulsione della moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov, fermata dalla polizia il 29 maggio scorso in una villa a Casal Palocco, alle porte di Roma, durante un’operazione per la cattura del marito latitante e imbarcata due giorni dopo all’aeroporto di Ciampino – insieme con la bambina di sei anni – su un jet privato messo a disposizione dal Kazakistan. Per Palazzo Chigi «risulta inequivocabilmente che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: nè al presidente del Consiglio, nè al ministro dell’Interno e neanche al ministro degli Affari esteri o al ministro della Giustizia» e «resta grave la mancata informativa al governo sull’intera vicenda, che comunque presentava sin dall’inizio elementi e caratteri non ordinari». Sarà ora un’indagine affidata al capo della polizia Alessandro Pansa a fare chiarezza su questo punto. Un duro atto d’accusa ai funzionari della questura romana che agirono a Casal Palocco – secondo gli investigatori sulla base di una segnalazione dell’Interpol che parlava della presenza di Ablyazov, ricercato in campo internazionale per truffa e appropriazione indebita, in quella villa – e una ricostruzione che, secondo alcuni, allontana le polemiche dal responsabile del Viminale, chiamato in causa invece da Sel e M5S.

L’indagine-lampo voluta dal premier ha anche accertato che «sono stati acquisiti documenti sconosciuti all’atto dell’espulsione, dai quali sono emersi nuovi elementi di fatto e di diritto che hanno consentito di riesaminare i presupposti alla base del provvedimento di espulsione, pur convalidato dall’autorità giudiziaria. In considerazione di ciò, il ministero dell’Interno provvederà ad attivare la revoca in autotutela del provvedimento di espulsione». E in questo modo «la signora Shalabayeva potrà rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione». Che la donna – indagata dalla procura di Roma per la storia del presunto falso passaporto diplomatico centrafricano – e la bambina possano tornare a Roma appare tuttavia complicato, sebbene la Farnesina si sia già attivata per verificare «le condizioni di soggiorno» in Kazakistan delle familiari di Ablyazov.

Le spiegazioni di Palazzo Chigi, che sottolinea la «regolarità formale» dell’espulsione, non accontentano le opposizioni che continuano a chiedere le dimissioni di Alfano con due mozioni di sfiducia al Senato e alla Camera. Per Sel e M5S il vicepremier è «politicamente responsabile» di quanto subìto dalla Shalabayeva. Il Pdl difende il suo segretario mentre i presidenti della Commissione affari costituzionali e di quella Affari esteri del Senato, Anna Finocchiaro e Pier Ferdinando Casini, annunciano un approfondimento sulla vicenda: «È giusto fare pulizia ma soprattutto trasparenza – spiegano – perché la vicenda non potrà concludersi scaricando responsabilità di comodo sugli ultimi anelli della catena di comando». E mentre il Copasir, con il presidente Giacomo Stucchi, esclude che i servizi segreti abbiano avuto un ruolo nella vicenda, dal Pd il capogruppo nella Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Emanuele Fiano, sottolinea come «Palazzo Chigi abbia tempestivamente affrontato il caso Shalabayeva revocando l’espulsione. Ora ci aspettiamo – aggiunge Fianco – che la moglie del dissidente kazako al suo rientro in Italia chiarisca completamente la sua posizione e, soprattutto, che si possa fare piena luce sulla dinamica di questo grave episodio le cui responsabilità devono essere chiarite completamente».

Rinaldo Frignani


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