Navalny a Mosca accolto dalla folla: «Diventerò sindaco»

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MOSCA — Ritorno trionfale alla stazione Yaroslavskij per Aleksej Navalny, accolto da qualche centinaio di sostenitori al grido di «noi siamo il potere», anche se la polizia aveva tentato all’ultimo momento di svuotare la piattaforma dove stava arrivando il treno da Kirov. Tutto era pronto per la comparsa del blogger condannato a cinque anni e messo subito dopo in libertà provvisoria, quando un ufficiale è comparso con un megafono: «Attenzione, attenzione! Lasciate la stazione, c’è pericolo di una esplosione. Andate verso la piazza, andate verso la statua di Lenin. È stato scoperto un oggetto abbandonato!»

La sortita è stata accolta con scherno dai sostenitori di Navalny: «Sì!! E chi ti crede?!». Nessuno si è mosso e poco dopo è arrivato il convoglio dal quale è sceso colui che sta diventando sempre di più il principale oppositore del presidente Vladimir Putin. Navalny ha confermato la sua candidatura a sindaco di Mosca nelle elezioni dell’8 settembre. Una battaglia che fino a ieri sembrava impossibile, visto che sondaggi indipendenti gli accreditavano un 8 per cento dei consensi. Ma più le autorità se la prendono con lui, più processi vengono iniziati contro di lui e più popolare lui diventa tra i giovani, la classe media urbana, gli insoddisfatti, il popolo di Internet. Quasi due mesi di campagna elettorale: se non verrà arrestato di nuovo, Navalny si butterà anima e corpo in questa impresa che, se dovesse riuscire, muterebbe profondamente il quadro politico della Russia. All’avvocato non serve una vittoria contro il candidato di Putin Sergej Sobyanin, vittoria che appare forse impossibile. Ma una buona affermazione, un testa a testa, o addirittura il ballottaggio con l’esponente del potere lo lancerebbero nella stratosfera.

Lui ne è ben consapevole e ieri sembrava un leader consumato. Ha accettato i fiori che gli venivano offerti da un barbuto veterano di guerra che insisteva mentre la polizia cercava di fermarlo. «Sono un invalido, lasciatemi passare». Navalny ha passato un mazzo alla moglie Yulia che gli stava a fianco e l’altro al suo coimputato ed ex socio in affari Piotr Ofitserov, condannato a quattro anni dallo stesso tribunale.

Tra le migliaia di persone che dopo la sentenza di Kirov erano scese in piazza ci sono stati parecchi arresti e anche l’apertura di inchieste penali per danneggiamento e per quella che viene definita una aggressione contro un poliziotto (gli avrebbero strappato la camicia). «Purtroppo queste cose saranno sempre di più una parte inevitabile della nostra vita», ha commentato emozionato il blogger. «Loro non hanno altri strumenti per intimidirci e dobbiamo capire che continueranno a farlo sempre». Ma bisogna reagire, ha aggiunto. «Possono arrestare una persona, ne possono arrestare dieci o cento, ma non diecimila o centomila. La nostra difesa migliore è essere fermi e fare quello che riteniamo giusto. Scendere in piazza quando riteniamo giusto farlo». Il Cremlino ha spiegato che per la grazia, Navalny prima si deve riconoscere colpevole. E lui ha risposto sprezzante: «È Putin con tutta la sua compagnia che deve ammettere le sue colpe e chiedere la grazia a questa gente che è in piazza!».

Navalny si è detto convintissimo che la decisione di scarcerare lui e il suo ex socio fino all’appello sia dovuta alla reazione della piazza, anche se la Procura dice di aver chiesto di metterlo in libertà prima della manifestazione davanti al Cremlino. «Sapevano che la gente stava reagendo e hanno deciso di gettare acqua sul fuoco». La parte più difficile, ha detto ai suoi sostenitori, «è stata già superata». Ora «lottiamo per il potere politico del Paese. Mettiamoci al lavoro, affrontiamo le elezioni e vinciamole!».

Fabrizio Dragosei


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