Cameron contro Google «Un freno al porno o vi blocco per legge»

by Sergio Segio | 22 Luglio 2013 6:35

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LONDRA — La minaccia di David Cameron va diritta al bersaglio. Google, Bing, Yahoo e tutti i motori di ricerca su Internet sono avvisati: o trovano il modo di farla finita con la pornografia in rete e tirano giù la saracinesca dei siti a luci rosse oppure provvederà lui. E senza tanti complimenti.

Le parole che pronuncerà oggi il premier britannico sono il classico ultimatum, e forse qualcosa di più, ai giganti del web: «Ho un messaggio molto chiaro. Voi avete il dovere di agire ed è un dovere morale. Ho già sollecitato un rapporto (…) se in ottobre non ci saranno progressi o le cose procederanno lentamente bene, ve lo dico sin da adesso, noi stiamo studiando le opzioni legislative per forzarvi all’azione». È una questione di fondo. David Cameron ha promesso di partire con la sua campagna e non ha alcuna intenzione di arretrare o di lasciare che ai proclami non seguano le azioni necessarie per stroncare: guerra alla pedofilia, guerra alla pornografia, guerra alla volgarità, guerra alla mercificazione del sesso via Internet. Downing Street è convinta che i motori di ricerca possano e debbano fare molto di più per proteggere i bambini, per impedire l’accesso a immagini sgradevoli, per oscurare materiali osceni e di «natura criminale».

Qualcosa si è già mosso nelle scorse settimane. I rappresentanti di Google, di Yahoo e di Bing (ma toccherà a tutti gli operatori del settore) sono stati convocati per monitorare la situazione e per cominciare a valutare le mosse opportune. Ma, annota il Sunday Times, le risposte ricevute non soddisfano per niente Downing Street. Le società hanno manifestato l’intenzione di dirottare più fondi alle contromisure contro la pornografia nel web, però procederebbero a passo di lumaca. E la cosa infastidisce non poco il premier britannico. Censura? David Cameron allontana sospetti e accuse (interessate) che gli possono essere rovesciati addosso. Non è in discussione la libertà di espressione, ci mancherebbe. Semmai è in discussione la effettiva volontà di Google, Yahoo, Bing e compagnia di essere attivi e partecipi alla caccia al sito pornografico. «Abbiamo bisogno di maggiore responsabilità da parte dei motori di ricerca».

Nessuna scusa. E nessuna perdita di tempo. Se i «professionisti» dell’online osceno riescono a camuffarsi, a nascondere l’accesso ai loro angoli proibiti, se usano difese che impediscono la loro identificazione, allora, dice Cameron, che i capi dei motori di ricerca la smettano di sostenere «l’impossibilità di agire» e di trincerarsi dietro al pretesto degli ostacoli tecnologici, semmai che mettano al lavoro «i più grandi cervelli di cui dispongono». Attacco duro e mirato. Una generazione di bambini è esposta alla «pornografia hard» e la visione di certe immagini «li danneggia, influisce sull’atteggiamento e sulle aspettative che essi avranno sul sesso». David Cameron ha incontrato i genitori di Tia Sharp e April Jones, uccise da maniaci pedofili che erano abituali frequentatori di Internet a luci rosse. Due famiglie che hanno lanciato un appello alla politica: intervenite in fretta. «I motori di ricerca fanno milioni di sterline di profitti e non si curano delle conseguenze che certi siti determinano». Downing Street raccoglie l’invito e attacca: Google, Yahoo e Bing si sbrighino a cercare la soluzione per mettere a tacere i professionisti della pornografia, altrimenti sarà il governo a costringerli a uscire dall’ambiguità .

Fabio Cavalera

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