Omofobia, no alla «moratoria»

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ROMA — Il ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ha annunciato il «no» alla richiesta di moratoria arrivata da alcuni esponenti del Pdl sui cosidetti temi eticamente sensibili. E ieri sera è arrivato l’ok della commissione Giustizia all’emendamento presentato dai relatori Leone (Pdl) e Scalfarotto (Pd) alla legge contro l’omofobia. La moratoria è stata lanciata in occasione dell’imminente arrivo in Aula (il prossimo venerdì 26 luglio) di questa legge, che molti esponenti cattolici e del centrodestra ritengono essere un primo passo, se non un grimaldello, per poi arrivare alle nozze gay (il divieto di contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso potrebbe, secondo questi timori, essere sanzionato come omofobia).

Contrario a fermarsi, tutto il Pd (redarguito da un intervento di Famiglia Cristiana dal titolo: «Dove sono finiti i cattolici nel Partito democratico?»). Il segretario Guglielmo Epifani ha rilanciato: «Siamo a un passo da una buona legge. Tutto ciò che si può e si deve fare per rendere l’Italia un Paese più avanzato e più civile credo fortemente che vada fatto».

I relatori Leone e Scalfarotto alla fine hanno presentato un unico emendamento di sintesi. «Nostro obiettivo è portare il provvedimento in aula il 26 luglio», ha detto la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti. Ma intanto il Pdl si è spaccato tra chi vuole andare avanti e chi rimane fermo sull’idea della moratoria.

Naturalmente, tutto ciò ha aperto un nuovo fronte di tensione nella maggioranza che fa prefigurare il rischio di «geometrie variabili» in Parlamento.

«Ho grande rispetto per i temi etici e per la libertà di scelta — ha detto Franceschini — quando si toccano temi che riguardano le coscienze. Ma una legge che contrasti l’omofobia non c’entra nulla con i temi etici, riguarda il codice penale e l’introduzione di norme efficaci, che da troppo tempo attendono un’approvazione, è urgente e non più rinviabile». Uno stop perentorio dunque alla richiesta di moratoria.

Sul testo erano stati presentati oltre 400 emendamenti ma per evitare una discussione prolungata, come ha dichiarato Leone (Pdl), «dopo aver dato parere contrario su tutti, io e il collega Scalfarotto abbiamo presentato un emendamento di sintesi che rappresenta l’accordo politico raggiunto». Ma una parte del suo stesso partito accusa Leone di non aver concordato il testo con il gruppo e annuncia che non ritirerà gli emendamenti. Eugenia Roccella ha dichiarato che il presidente Ferranti ha strozzato il dibattito. Ma anche Paola Binetti (Udc) ha denunciato il tentativo di inserire un reato di opinione relativo all’omofobia («Ma allora se mi riunisco contro i matrimoni gay è reato?») e di aprire il varco a nozze e adozioni gay.

Il nuovo testo, che riscrive il ddl, si limita a estendere la legge Reale-Mancino alle motivazioni legate all’omofobia e alla transfobia. L’emendamento Leone-Scalfarotto elimina inoltre la parte in cui, oltre alla pena carceraria (fino a un anno e sei mesi), per chi veniva condannato per discriminazione motivata dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, veniva prevista anche la destinazione ai servizi sociali o ai lavori di pubblica utilità non retribuiti a favore della collettività.

Le temute, dal Pdl, maggioranze variabili sono sembrate realizzarsi in serata: Pd, M5S e Sel, infatti, hanno depositato un emendamento comune che introduce l’aggravante di omofobia. In questo modo il Pd è venuto incontro alle obiezioni di Sel (il capogruppo Farina che aveva parlato di «testo monco», riferendosi a quello di Leone e Scalfarotto) e di Cinquestelle.

Un gruppo di deputati Pd (Preziosi, Nardelli, Bobba, Patriarca, Bindi, Gelli, Iori, Fioroni) ha presentato però anche un emendamento che punta ad assicurare la libertà e quindi la non punibilità di ogni manifestazione di convinzioni espresse nell’ambito del pluralismo di visioni, non solo scientifiche ma anche etiche e religiose, in materia». E nel Pdl c’è chi ha cerca di ricucire lo strappo: Mara Carfagna, portavoce del gruppo alla Camera, scrive su Twitter: «Bene la riscrittura del testo sull’omofobia, si va verso la giusta direzione».

M.Antonietta Calabrò


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