Banche piene di derivati In Europa oltre 5,5 miliardi

by Sergio Segio | 13 Luglio 2013 8:55

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Fra i big mondiali del credito America «batte» Europa per tenuta di ricavi e redditività e si allarga la forbice a favore degli States, ma l’Europa si prende una rivincita il cui valore è discutibile sui derivati, concentrati in particolare su alcuni istituti. Lo indica l’ultimo rapporto di R&S-Mediobanca sulla maggiori banche internazionali, dal quale si ricava inoltre che il costo diretto della crisi, considerando quindi i soli oneri straordinari, è stato per le banche europee pari a quasi 100 miliardi nel biennio 2011-2012.

L’analisi, che prende in considerazione appunto i big mondiali del credito, la cui classifica è guidata da Jp Morgan Chase con attivi per 2,9 miliardi di euro, seguita da Bank of America con 2,7 miliardi e dall’inglese Hsbc con 2.323, sottolinea dunque anzitutto che cresce dunque la distanza fra istituti Usa e Ue in termini di redditività del capitale, che dal 2010 al 2012 è cresciuta per le statunitensi dal 6,4% al 7,7% mentre per le europee è crollata dal 7,2 all’1,8% a causa anzitutto del differente andamento delle perdite su crediti. Ma quel che più colpisce è il «monte» derivati che, pur registrando leggeri cali, continua a restare ben più alto rispetto al 2010. Soprattutto in Europa. Nel 2012 il monte derivati delle principali banche europee (che in cassa avevano anche circa mille miliardi fra liquidità e crediti verso le Banche centrali, voce raddoppiata in due anni) era stimato in 5.528 miliardi, pari al 51% del Pil dei Paesi considerati. Per quanto riguarda le due maggiori banche italiane, Unicredit e Intesa Sanpaolo, il rapporto fra i loro prodotti strutturati e il Pil è però di gran lunga inferiore e pari al 10%, con rispettivi 100 e 57 miliardi. Anche se l’istituto europeo che detiene il primato per i derivati in portafoglio è ancora Deutsche bank con 776 miliardi, pari a oltre un terzo dei propri attivi e al al 29% del Pil tedesco), il record del peso di questi prodotti è svizzero: il Credit Suisse detiene 693 miliardi in derivati, che rappresentano quasi metà dell’attivo totale e il 141% del Pil svizzero, pari a 87 mila euro per abitante.

Sempre secondo le stime di R&S-Mediobanca la crisi è costata alle banche europee 100 miliardi: 78 vanno attribuiti a svalutazioni e impairment (almeno 15 miliardi relativi al solo debito sovrano greco), 21 miliardi alla voce «litigation», e cioè a risarcimenti, multe, indennizzi e altri accantonamenti prudenziali. Onere che è stato peraltro attenuato da proventi per cessioni e dismissioni pari a circa 45 miliardi. Negli Stati Uniti il costo è stato più contenuto, stimabile in circa 47 miliardi di dollari, dei quali 32,5 relativi a contenziosi, 10,5 miliardi a svalutazioni edimpairment e 4,3 miliardi ad altri oneri, mentre le dimissioni hanno portato plusvalenze attorno ai 22 miliardi.

Sergio Bocconi

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