Francesco assediato senza transenne Tutti gli errori dell’organizzazione

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Ma all’ingresso dell’Avenida Presidente Vargas, la lunga direttrice che porta in centro, inizia un quarto d’ora da panico. E accade l’inimmaginabile per un evento di questa portata. L’auto del Papa si infila in una corsia stretta, schiacciata tra uno spartitraffico e una lunga colonna di autobus parcheggiati, fermi. Centinaia di persone la circondano, sventolano bandierine, scattano foto con i telefonini. Papa Francisco ha il finestrino aperto, dice ai suoi di lasciar fare. A certo punto una donna gli porge un bambino da baciare, l’auto si ferma. Ma i poliziotti e le guardie si rendono conto del disastro, la Fiat è ormai bloccata dalla folla, non può muoversi, non ci sono transenne, né protezione possibile per il Pontefice. Chiunque può toccare la macchina, la mano del Papa, addirittura saltare sulla vettura se soltanto volesse. La sicurezza si sbraccia per far riprendere velocità all’auto, ma ci vorranno tre incroci e una decina di minuti per rimettere le cose in ordine.
Primo pasticcio in terra brasiliana nella visita del Papa. L’organizzazione sbaglia la logistica, il percorso dall’aeroporto al centro e prende troppo alla lettera il desiderio di Francesco di stare vicino alla gente. Pochi minuti e comincia lo scaricabarile delle responsabilità: colpa della polizia, no dei vigili urbani… Arrivato alla Cattedrale metropolitana, il Papa scende dall’auto e sale sulla papamobile aperta. Il giro per il centro di Rio, come previsto, continua senza protezione e vetri blindati ma almeno questo percorso era stato organizzato a dovere. La papamobile riesce a muoversi agevolmente, circondata dagli uomini della scorta, mentre i volontari tengono la folla ordinata, agendo da transenne umane. Alla fine andrà tutto bene, Francesco è felice e commosso dall’accoglienza, ma è una pagina che resterà nella storia dei viaggi papali.
Il livello di preoccupazione tra le autorità brasiliane in queste ore è prossimo all’empireo. Secondo i calcoli, il Papa si sposterà sulla papamobile per ben sedici volte in sei giorni (compresa la trasferta di mercoledì ad Aparecida), il che equivale a oltre tre ore e mezza di esposizione al pubblico, senza la protezione dei vetri blindati, come ha espressamente chiesto il Vaticano. E questo senza considerare eventuali slalom sul protocollo. Il sindaco di Rio, Eduardo Paes, cercando di fare lo spiritoso, ha detto che papa Bergoglio potrebbe anche girare per Rio in bicicletta, se volesse. Il braccio destro di Dilma Rousseff ha aggiunto che a proteggerlo «basterà il calore del popolo brasiliano».
Macché. Quella che è iniziata ieri, ha ammesso il capo della polizia, è la più grande operazione di sicurezza della storia di Rio de Janeiro, che non è esattamente una delle città più impreparate del mondo, avendo vissuto per decenni una sorta di guerra civile. A proteggere il Papa ci saranno 14 mila militari e altrettanti poliziotti. Quaranta guardie del corpo sono volate a Roma per ricevere istruzioni. Lungo i percorsi della papamobile ci sarà un agente ogni 10 metri. Lo schieramento farà impressione soprattutto a Copacabana, dove è prevista una manifestazione venerdì sera, in occasione della via Crucis con i giovani. E dire che la celebre spiaggia è già abituata ad avvenimenti da record mondiale, dal tradizionale Capodanno al milione e mezzo di fan riuniti dai Rolling Stones nel 2006; ma mai, purtroppo, la vedremo così militarizzata come stavolta, in contrasto con la spontaneità che i Papa boys promettono, in una delle capitale mondiale dell’allegria.


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