I pm vogliono sentire Alma. Cancellieri muove gli ispettori

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ROMA — Ora nei guai rischia di finire il giudice di pace che, il 31 maggio scorso, convalidò il provvedimento del questore della Capitale Fulvio Della Rocca di trattenere al Cie di Ponte Galeria la moglie di Mukhtar Ablyazov, fermata dalla polizia a Casal Palocco ed espulsa due giorni più tardi. Sul comportamento del giudice — e soprattutto sulla mancata visione della nota dell’ambasciata kazaka del 30 maggio che faceva riferimento ai due passaporti validi di Alma Shalabayeva — indagheranno gli ispettori del ministero della Giustizia. Secondo il ministro Annamaria Cancellieri è questa l’unica anomalia riscontrata nell’iter giudiziario che ha portato all’espulsione, poi revocata, della quarantenne kazaka, rimpatriata con la figlia Alua.
Il ministro ha infatti «assolto» la Procura romana «intervenuta nel procedimento di espulsione con il rilascio del nulla osta» e il tribunale dei minorenni: «Affidata a Volodymyr Semakin, addetto alla casa, come richiesto dalla madre e poi ricongiunta con lei dopo la convalida dell’espulsione». Ma è sulla presunta richiesta di asilo della Shalabayeva che ci sono contrasti con la versione dell’avvocato della donna, Riccardo Olivo. Secondo la Cancellieri «non emerge che lei o un suo rappresentante legale abbiano (davanti al giudice di pace) formulato istanza di asilo politico o rappresentato problematiche umanitario-politiche connesse con il rientro in Kazakistan». Per il legale della kazaka invece il giudice rispose che «non era quella la sede per presentare tale richiesta. Forse era convinta, visto che aveva solo convalidato il trattenimento al Cie, che avremmo avuto altre occasioni per incontrare Alma, ma ciò non è accaduto perché fu subito trasferita all’aeroporto».
Un altro punto oscuro di una vicenda intricata sulla quale ora la Procura — che ha indagato la Shalabayeva per ricettazione e possesso di documenti falsi (il discusso passaporto centrafricano, valido invece per il Riesame) — ha avviato d’ufficio una serie di accertamenti. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Eugenio Albamonte potrebbero ascoltare la moglie del dissidente, con rogatoria internazionale, sulla questione dell’asilo politico, ma hanno intanto acquisito la relazione del capo della polizia Alessandro Pansa sull’indagine interna al Dipartimento di pubblica sicurezza: gli inquirenti vogliono accertare se i funzionari di polizia al corrente del caso Ablyazov e nominati da Pansa nel documento abbiano commesso omissioni o abusi. E per questo motivo non si escludono altri indagati.
Davanti alla Commissione diritti umani del Senato il capo della polizia ha sottolineato ieri alcuni punti-chiave della vicenda: «Il Riesame ha giudicato valido il passaporto della Shalabayeva senza averlo visto perché era sequestrato e non risulta che la signora abbia un permesso di soggiorno lettone (di area Schengen e quindi ammesso anche in Italia) perché non ha ritenuto di doverlo dire»; «Non sapevamo che Ablyazov — a Casal Palocco fino al 25 maggio — fosse un perseguitato politico, anche perché gli avvocati non ce l’hanno mai detto»; «La bambina non è stata espulsa, ma è la madre che l’ha voluta con lei»; «È grave che i legali degli avvocati degli Ablyazov sostengano di non aver avuto accesso agli atti sull’espulsione perché è stato fornito loro il verbale».
Secondo il prefetto — al quale l’avvocato Olivo ha replicato: «Solo censure infondate, dobbiamo riportare Alma e Alua in Italia» — il caso Ablyazov «è un errore non una macchia per la polizia. La presenza invasiva dei kazaki in Questura è stata una disfunzione del sistema, un difetto. Alcuni passaggi sono stati gestiti in modo non ordinario. Ora — ha aggiunto — riorganizzerò i rapporti centro-periferia: non abbiamo agito bene nel far funzionare al meglio i nostri uomini sul territorio». E sui poliziotti della Squadra mobile romana, accusati dalla Shalabayeva nel suo memoriale, il capo ha riposto così: «Non bisogna darle credito. Sono bravissimi. In quel racconto mancavano solo spaghetti e pistole». Da San Vitale ringraziano: «Siamo sempre in prima linea, contro di noi solo fango».


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