Il Pdl allontana la crisi: fiducia certa fino all’autunno

by Sergio Segio | 5 Luglio 2013 7:23

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ROMA — Silvio Berlusconi è nella sua residenza milanese di villa San Martino ad Arcore. E il suo silenzio pubblico è, nonostante tutto, rumoroso. Dopo la comparsata fatta per salutare i militanti che manifestavano in suo favore, è tornato a occuparsi delle vicende giudiziarie che lo riguardano, il suo rovello principale, e a studiare il dossier su come tornare a Forza Italia. Chi ha avuto modo di parlargli in queste ore, lo descrive sereno ma allo stesso tempo preoccupato. E il motivo di tale stato d’animo è appunto che cosa capiterà in Cassazione, se cioè la suprema Corte deciderà di confermare in via definitiva la condanna per frode fiscale. La sentenza è prevista per l’autunno e fino ad allora, fanno notare anche nell’inner circle del Cavaliere, la navigazione del governo non dovrebbe subire mutamenti di rotta. Anzi. L’ex premier, sfidando una parte del suo stesso partito che lo spingerebbe alla rottura, è uno dei più strenui sostenitori dell’esecutivo di larghe intese, da lui tenacemente voluto. «Letta deve state tranquillo sino all’autunno — osserva un ex ministro berlusconiano — ma se la sentenza non fosse fausta, tutto è possibile. Berlusconi, sui temi della giustizia è giustamente assai sensibile, e una condanna sarebbe uno sfregio difficilmente tollerabile».

È muovendo da queste considerazioni che all’interno del Pdl — diventerà Forza Italia, ma non si sa ancora quando e come — si strologa sul futuro. C’è chi lavora per convincere il Cavaliere a fare saltare tutto, nella speranza che una eventuale crisi possa dare come sbocco le elezioni anticipate, le quali ridarebbero legittimità politica al Cavaliere sfregiato da una sentenza di condanna. Ci sono, però, degli obiettivi impedimenti, al di là della circostanza che a sciogliere le Camera spetta a Napolitano e il Capo dello Stato non sembra propenso ad assecondare un’ipotesi del genere.

La finestra dell’autunno sembra essersi chiusa e l’unica possibilità potrebbe essere quella di farle svolgere a ridosso delle Europee della prossima primavera, benché anche questo appaia più un wishful thinking che una prospettiva realistica. Non solo. Nella seconda metà dell’anno prossimo comincerà il semestre di presidenza italiana dell’Ue e tutto lascia immaginare che una crisi di governo in quel periodo sia da escludere. Quindi diventa quanto mai realistico che un ipotetico voto anticipato possa avere luogo solo nella primavera del 2015, assieme ai rinnovi dei consigli regionali.

Dopo la riunione dei deputati (non risolutiva in realtà perché ci sarà un prolungamento martedì prossimo) e il vertice di maggioranza di ieri mattina è uscita rafforzata la componente che definiamo filogovernativa. Quest’ultima ha salutato con grande enfasi l’esito della riunione a Palazzo Chigi, a tal punto che uno notoriamente poco incline a esprimere giudizi positivi, come Renato Brunetta, se ne è uscito con «esprimiamo grande soddisfazione perché sono state accolte tutte le proposte del Pdl» e ha indicato come orizzonte temporale di lungo periodo per il governo.

Del resto, nel dibattito interno al Pdl la componente filogovernativa mette in guardia dai rischi che il Paese e Berlusconi correrebbero in conseguenza di una rottura. Questa discussione inevitabilmente è connessa con quella con il passaggio a Forza Italia. Anche in questo caso molto, anzi tutto, dipenderà da cosa deciderà Berlusconi, che fino ad ora non ha indicato tempi e modi della trasformazione. I più accesi sostenitori di un ritorno allo spirito del ’94 sono gli stessi che vorrebbero staccare la spina e, al contrario, i fautori di un partito rinnovato ma radicato sul territorio sono quelli che rivendicano il sostegno al governo.

Lorenzo Fuccaro

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