La disfatta dei moderati e il rischio dei salafitidi

by Sergio Segio | 4 Luglio 2013 6:51

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Di certo, però, il colpo di Stato non segna la fine dell’Islam sulla scena politica. L’islam radicato nelle sconfinate province, quello delle opere assistenziali, l’Islam delle varie espressioni cresciute negli ultimi decenni e quello irrobustito dai soldi sauditi e dal Golfo non scompare con il colpo di stato. Non avrà la forza esorbitante delle ultime elezioni, ma difficilmente uscirà ridimensionato davanti alla prova di forza delle rinvigorite opposizioni laiche. E soprattutto non finisce l’Islam salafita, nelle sue varie espressioni, comprese quelle così critiche verso le scelte della Fratellanza musulmana e verso la nuova Costituzione. Anzi, questo insuccesso di Morsi può alla lunga rappresentare un punto di forza per loro. Dalla neutralità del partito al-Nour fino all’aperta opposizione in ogni settore delle scelte governative, le varie associazioni ed espressioni del salafismo possono salutare il colpo di stato come una vittoria anche loro. Accusavano i Fratelli musulmani di non essere buoni musulmani e di essere troppi succubi delle ritualità partitiche per promuovere scelte veramente religiose. Ai loro occhi il fallimento è il risultato di tutto ciò e apre davvero una nuova stagione nel rapporto tra Islam e politica.

È troppo presto per capire la reale entità delle forze in campo oggi. Forse basteranno i laici e i militari a bilanciare il rischio di un’erosione della Fratellanza musulmana a vantaggio dei salafiti nell’immediato futuro, ma la realtà elettorale può essere anche questa volta assai diversa da quella delle piazze. Né si deve dare per morta l’organizzazione guidata da Morsi anche se il fallimento è sotto gli occhi di tutti e la disillusione lascia poco spazio a recriminazioni o scusanti. Quel che è certo è che si prepara una stagione diversa: un islam modellato su quello del Golfo, lontano dalla storia degli ultimi decenni e con un’agenda completamente diversa e più insidiosa per laicità, pluralismi religiosi e rapporti interni al mondo islamico. L’Egitto, sotto questo punto di vista, è ancora una volta un terreno di prova, con un futuro tutto da scoprire per l’Islam in politica ma con un Islam sempre forte sulla scena sociale. Che ciò accada ancora una volta proprio in Egitto non stupisce, stupisce semmai che avvenga molto prima del previsto.

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