Nel mirino degli agenti americani anche le sedi diplomatiche italiane

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BRUXELLES – «Obiettivo Cicuta», così gli agenti segreti americani chiamavano in codice la missione diplomatica italiana presso l’Onu, a New York, messa sotto sorveglianza grazie alle cimici, alle microspie, piazzate nelle sue linee telefoniche e in quelle dei computer. «Obiettivo Bruneau» era invece la nostra ambasciata a Washington, ugualmente spiata. E «Dropmire» (traduzione per ora ignota) si chiamavano il sistema d’ascolto e l’intera operazione di spionaggio attivata su 38 ambasciate occidentali in tutti gli Usa («Perdido» quando si trattava delle rappresentanze all’Onu). Tecniche sofisticate: si cercavano prove di contrasti fra le capitali, si usavano anche antenne nascoste e «cimici» piantate nei fax criptati usati per le comunicazioni con i vari governi.

Non vi sono ancora conferme alle rivelazioni pubblicate dal quotidiano britannico Guardian e dal settimanale tedesco Der Spiegel , e tratte da un presunto rapporto della Nsa, il servizio segreto americano: uno dei tanti regali portati a Hong Kong e poi a Mosca dalla «talpa» Edward Snowden. Non vi sono conferme, ma quanto continua a trapelare basta a danneggiare i rapporti fra Usa e Ue.

La Commissione Europea chiede a Washington «informazioni». E il governo di Berlino, «spiegazioni immediate». Il governo francese, pure. Le spiegazioni arriveranno per via diplomatica. Ma intanto, sembra davvero che da Washington un grande orecchio ascoltasse l’Occidente amico. «Fra alleati non ci si spia», ammonisce la commissaria europea alla giustizia Viviane Reading. E aggiunge: ora sono a rischio i negoziati sul trattato del libero commercio fra Usa e Ue.

In un primo momento, il Guardian aveva citato l’Italia come Paese «collaborazionista» degli Usa: poi ha ritirato tutto. Ma non per questo lo scandalo è meno grande.

Secondo Der Spiegel , i «metadati», le informazioni su chi entra in contatto con chi — per telefono, per mail, per messaggino sms — sono una vera ossessione per gli Usa. Solo Canada, Australia, Gran Bretagna e Nuova Zelanda, considerate nazioni «fedelissime», vengono risparmiate. Ma le altre, no: e ogni sillaba, ciò che se confermato risulterebbe più impressionante, confluisce verso il quartier generale della Nato a Bruxelles, il cuore di un’alleanza fra Paesi liberi trasformato in centrale d’ascolto. Ecco così mezzo miliardo di messaggi intercettati ogni mese dagli americani in Germania, 15 milioni di chiamate al giorno, contro «solo»4 milioni di chiamate al giorno registrate in Italia. La Germania sembra il Paese più preso di mira: e più sensibile, visto il suo passato marcato da due dittature. Al centro della rete c’è anche Francoforte, sede delle maggiori banche, dalla Bundesbank alla Bce, la Banca centrale europea: in media 20 milioni di chiamate intercettate dalla Nsa in un giorno, e oltre 10 milioni di comunicazioni via Internet. La magistratura tedesca aprirà un’inchiesta, il ministero della Giustizia evoca «azioni fra nemici durante la guerra fredda», l’opposizione socialdemocratica chiama in causa la cancelliera Angela Merkel: «il governo deve chiarire la questione al più presto».

Ma è da Bruxelles che giungono le reazioni più forti, o più imbarazzate. La Commissione Europea ha fatto sapere di aver «preso immediatamente contatto con le autorità americane e di averle messe di fronte alle informazioni della stampa. Ci hanno detto che ne controlleranno la veridicità e ci daranno conto».

Nell’Europarlamento, dal verde Daniel Cohn Bendit («Troncare il negoziato sul libero commercio, una semplice protesta non basta più») al liberale Guy Verhofstadt («Comportamento inaccettabile, dev’essere assolutamente fermato»), è un solo coro di proteste.

Chi non protesta, ma tace e forse sorride, è qualche signore che siede molto in alto a Mosca, o a Pechino.


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