Restano le ombre E un Pd nervoso complica le cose

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E questo in teoria dovrebbe ridurre i contraccolpi di un pasticcio giuridico-diplomatico che ha già provocato le dimissioni del braccio destro ministeriale di Alfano: anche perché la figura del dissidente Ablyazov, ritenuto un nemico del regime di Nazarbaev, appare piuttosto controversa. Dopodomani sarà discussa la mozione di sfiducia presentata contro il vicepremier dal Movimento 5 Stelle e dal Sel di Nichi Vendola. Ma, a meno di novità destabilizzanti, Pd, Pdl e Scelta civica, le tre forze della maggioranza anomala di Enrico Letta, dovrebbero respingere anche questa offensiva.

Forse, però, occorrerà un supplemento di impegno e di presenza. Si dà per scontata la presenza in Aula del presidente del Consiglio, Enrico Letta, e del ministro degli Esteri, Emma Bonino. Ieri erano assenti entrambi: il premier per una visita-lampo a Londra. E i loro scranni vuoti hanno accentuato la sensazione di solitudine anche fisica di Alfano. È come se il caso procedesse al rallentatore, e a carte coperte; e dunque potesse riservare ancora qualche sorpresa, probabilmente brutta. Alcuni ministri, è vero, si sono già espressi a favore di Alfano. «Onestamente, sono convinta che non sapesse. Per una normale espulsione non si informa il ministro, altrimenti dovrebbero informarlo centinaia di volte», ha spiegato il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. Ma le prossime ore potrebbero rivelare insidie al momento imprevedibili.

L’incognita si annida soprattutto all’interno della coalizione governativa: in particolare in un Pd in piena nevrosi precongressuale. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, continua a bersagliare quotidianamente Palazzo Chigi per strappare al partito il congresso e l’investitura a segretario e a candidato premier. È stato lui, ieri, a dire che a parlare del pasticcio kazako in Parlamento deve essere Letta in prima persona. L’ha fatto perché sa quanti malumori il caso sta provocando nella sinistra.

Vuole intercettarli e usarli nella sua trattativa personale col segretario Guglielmo Epifani, che temporeggia con difficoltà crescente . Ma stavolta la presa di posizione del sindaco riflette anche i dubbi degli alleati di Letta che non vogliono una crisi; e che temono per la sorte politica di Alfano senza un appoggio esplicito del capo del governo. Il titolare del Viminale si è limitato a leggere in Aula il rapporto sulla vicenda preparato dal capo della Polizia, Alessandro Pansa: una ricostruzione che, se confermata, esclude responsabilità dirette ma è stata ritenuta debole dal punto di vista politico. M5S e Sel insistono per le sue dimissioni, con una miscela di scetticismo ma anche di speranza che emergano i contrasti fra i Democratici. E la Lega è un po’ più cauta solo perché Roberto Maroni e i governatori leghisti di Piemonte e Veneto sanno di non poter tirare la corda in quanto alleati del Pdl.

Tra l’altro, sono reduci dalla figuraccia indecente degli insulti razzisti scagliati dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, contro il ministro per l’Integrazione, Cécile Kyenge. Quel brutto episodio con l’aggiunta dell’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov, hanno portato altra pubblicità negativa non solo al governo ma all’Italia. Come era prevedibile, a livello internazionale si è mossa l’Unione Europea. E ha chiesto informazioni alle autorità italiane su quanto è avvenuto. Le istituzioni di Bruxelles sono intenzionate a «verificare che siano state seguite le norme europee» in materia di asilo. Letta, che accusa Maroni per le mancate dimissioni di Calderoli, sa che ci sono «anomalie» nel caso kazako, tuttora da chiarire. Sarà inevitabile arrivare a una verità condivisa almeno dalla maggioranza, per evitarne una caduta rovinosa per l’Italia.


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