Subito promossi i capi degli uffici di polizia protagonisti del caso

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Il concorso per diventare dirigenti. In pratica questori. La futura classe dirigente della polizia. Nei corridoi della Questura di Roma non si parla d’altro. Non è una novità che le graduatorie, con i salti in avanti e indietro, siano accolte a denti stretti dagli esclusi, ma stavolta c’è qualcosa in più. Tra i promossi ci sono due nomi di spicco qui a Roma: Lamberto Giannini, responsabile della Digos, e Maurizio Improta, dirigente dell’ufficio immigrazione. “Proprio i due uffici che avrebbero avuto un ruolo chiave nel rimpatrio forzato di Alma Shalabayeva e della figlia Alua. Niente di illegale in questa promozione, fino a prova contraria, niente che provi un legame tra le due cose”, mettono le mani avanti gli stessi colleghi dei due neo-primi dirigenti. E provano a mettere in ordine i fatti.
Il prelievo forzato della donna e della bambina e l’espulsione avvengono tra il 29 e il 31 maggio scorsi. Un blitz cui partecipa la Digos. Nelle ore successive l’ufficio immigrazione sarebbe stato decisivo per stabilire se, e in che modo, espellere le due donne.
Passano le settimane. L’operazione passa nel silenzio. Venerdì 28 giugno, un mese dopo, si riunisce il consiglio di amministrazione della polizia. Un appuntamento atteso da migliaia di funzionari che in quell’incontro vedono decise le loro carriere. Stavolta, oltre ai vertici della polizia, avrebbe partecipato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Non è una circostanza eccezionale. Sul tavolo, appunto, le graduatorie per promuovere i dirigenti superiori (in pratica i futuri questori) e primi dirigenti. È una selezione durissima: i posti di questore quest’anno sono 20 (più 6 ripescati che dopo il su-percorso di un anno otterranno la qualifica). I candidati sono 556, passa uno su dodici. Poi c’è la graduatoria per primi dirigenti, appena un gradino sotto, l’anticamera del questore: 74 posti su 1.624 funzionari in corsa.
Il consiglio di amministrazione redige le graduatorie definitive. Ed ecco le sorprese, come ogni anno. Chi sale e chi scende. Anche di decine di posti. Sempre con strascichi polemici. E qualcuno punta il dito sulla promozione di Giannini, che nella graduatoria del 2012 era 65° e quest’anno è arrivato 20°. Più quarantacinque. Sì, proprio l’ultimo strapuntino disponibile per diventare questore. Maurizio Improta, invece, nel 2012 era 73° e in un anno ha compiuto un balzo di cinquantadue posizioni: 21°. Può quindi rientrare tra i sei che frequenteranno il corso. In pochi mesi sarà questore.
Insomma, i due dirigenti hanno ottenuto una valutazione molto positiva del loro operato negli ultimi dodici mesi. Che cosa li ha distinti rispetto ad altri colleghi? “Adesso chiederemo l’accesso agli atti per capire”, promette Filippo Bertolami, dirigente sindacale nonché presidente del Comitato Funzionari Anip-Italia Sicura, da sempre impegnato per la trasparenza nei concorsi in polizia.
Ma ci sono altri casi su cui i colleghi vorrebbero chiarimenti: per esempio il salto di centosessanta posti di Pietro Ostuni, capo di Gabinetto della Questura di Milano, passato dal 259° posto al 99°. Come dire, dalle retrovie alla pole position per diventare questore l’anno prossimo. A rispolverare la cronaca recente i maligni ricordano che proprio Ostuni era il funzionario di turno a Milano la famosa notte in cui in via Fatebenefratelli approdò Ruby. L’uomo che ricevette le telefonate dalla scorta del Premier e dallo stesso Berlusconi. Il poliziotto è stato uno dei testimoni nell’indagine e nel processo contro il premier. Sentito dai pm disse: “Non ricordo che mi sia stato detto che Ruby aveva negato di essere parente di Mubarak, mi fu detto che era marocchina e che il padre faceva l’agricoltore in Sicilia”. Una risposta che portò i pm a incalzarlo: “Ammesso che sia credibile quello che lei sta dicendo… le è sembrato potesse essere vera la notizia fornita da Berlusconi? ”. E Ostuni: “Certamente no”. Un episodio scomodo, che non ha impedito a Ostuni un bel balzo in avanti.
NEL 2012 al concorso per primi dirigenti tra i vincitori figuravano un funzionario condannato per aver dato il porto d’armi al-l’autore di una strage (in un anno guadagnò 686 posizioni). Poi un vicequestore di punta che nel 2011, stando agli atti acquisiti per il ricorso, si era posizionato 299° per poi ritrovarsi 47° l’anno successivo; appena passata la selezione fu indagato dalla Procura di Roma per calunnia e falso ideologico. Parliamo del tifoso pestaggio di Stefano Gugliotta.
Ma ecco, ancora una volta, l’ombra del G8: tra i dirigenti selezionati due funzionari che erano a Genova e hanno avuto a che fare con le famose molotov. Un clamoroso falso per incastrare i dimostranti. Hanno fatto balzi di 314 e 407 posti.
Ma come sono possibili questi salti? Dal Viminale, come l’anno scorso, una risposta ufficiosa: “Le regole dello scrutinio sono pubbliche. Cambiano i governi, i vertici della polizia, le priorità della loro azione, e anche le caratteristiche richieste ai candidati”.
Bertolami assicura: “Faremo chiarezza anche quest’anno. Non è più accettabile un sistema che, tra colleghi oggettivamente meritevoli, premia frettolosamente anche funzionari i cui uffici sono protagonisti di fatti di cronaca non ancora chiariti”.


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