Tangenti ad Astana, salvi i contratti Eni

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I pm il 17 aprile 2012 chiedono al direttore generale Eni della Produzione, Claudio Descalzi, «quali iniziative Eni abbia in concreto intrapreso» dopo «le criticità emergenti dal rapporto Kpmg del 13 maggio 2008», ma il teste risponde: «Non ho mai visto questo rapporto». Per i pm «una certa interferenza di Eni nella formulazione delle conclusioni» di Kpmg e la «mancata pubblicizzazione, all’interno della società e all’esterno», di questo «documento attestante gravi anomalie di gestione e possibili rischi di corruzione nelle attività in Kazakistan», poggiano sul ritrovamento delle carte di lavoro dei revisori Kpmg, uno dei quali il 25 febbraio 2008 annotava: «Richiesta di Scaroni di aiuto a gestire la situazione?» e «richiesta di Scaroni per scavallare il periodo di bilancio». «Me lo disse la responsabile dell’internal audit di Eni», spiega il revisore Kpmg, «la cosa mi procurò un certo imbarazzo e preferii glissare». La dirigente evocata ricorda che l’amministratore delegato Eni, Paolo Scaroni, «mi pregò di segnalare» a Kpmg «che quel momento era molto delicato perché eravamo esposti a forte critica da parte del governo kazako e dei partner per i ritardi del progetto, e quindi mi chiedeva di dire al revisore di far slittare se possibile l’emissione della relazione definitiva. In questo senso gli dissi che Scaroni chiedeva un aiuto. Quanto allo scavallare, è probabile io gli abbia trasmesso questa richiesta, tenendo conto che un rapporto del genere, a ridosso del bilancio, crea molti problemi». Questi atti emergono nella loro interezza ora che la richiesta di misura interdittiva dell’Eni, chiesta in via cautelare dai pm un anno fa, è stata respinta dalla gip Alfonsa Ferraro per difetto di imputazione soggettiva, in quanto a stipulare i contratti in Kazakistan fu una società olandese con autonomia giuridica benché controllata totalmente da Eni. Senza entrare nel merito, la giudice «per completezza» mostra però di ritenere astrattamente configurabile la responsabilità amministrativa dell’Eni perché Giorgio Michelotti, presidente dell’olandese Agip Caspian Sea, era anche dirigente di Eni, e perché «gli utili eventualmente conseguiti dalla società olandese sono destinati a confluire nel patrimonio di Eni spa e comunque a costituire un incremento del valore della partecipazione».


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