Emergenza sfratti, aumentano quelli per morosità

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Non siamo ancora a quei livelli, per fortuna, ma anche da noi la situazione di quanti a causa della crisi non riescono più a pagare l’affitto è pesante, al punto da essere diventata da tempo una vera e propria emergenza nell’emergenza. I numeri, presentati dall’Unione inquilini, parlano chiaro: su 10 sfratti, 9 ormai sono per morosità. Famiglie che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese e che, costrette a tagliare sulle spese, alla fine non pagano più l’affitto. «Una vera emergenza sociale», la definisce il presidente dell’Unione inquilini, Walter De Cesaris. «Anche perché nella maggioranza dei casi nessuno fornisce mai un’alternativa al marciapiede».
Sono almeno cinque anni che gli sfratti hanno subito un’impennata. Fino al 2007, infatti, i provvedimenti hanno mantenuto un andamento omogeneo attestandosi sui circa 40 mila l’anno. Dal 2008, quando la crisi economica ha cominciato a mordere, la tendenza è cresciuta senza più fermarsi, tanto che nel 2012 gli sfratti registrati sono stati 70 mila. «Quasi il doppio. Ma a preoccupare è il fatto che tra le motivazioni dello sfratto (finita locazione, necessità dell’appartamento da parte del proprietario e mancato pagamento dell’affitto) a crescere è stata proprio la morosità, che nel 2012 è stata la causa di oltre 60 mila sfratti su 70 mila», prosegue De Cesaris. Altra novità: se in passato gli sfratti riguardavano soprattutto le grandi città, adesso il fenomeno si è allargato fino a coinvolgere anche i centri più piccoli e i paesi. Con una maggiore concentrazione – come ricorda sempre l’Unione inquilini – al nord.
L’autunno che si avvicina per ora non lascia sperare in niente di buono. E questo anche se alcuni comuni, come Roma e Genova, capita la necessità di correre al più presto ai ripari hanno chiesto di estendere il blocco degli sfratti anche alle cause per morosità (quello deciso dal governo Monti fino al 31 dicembre 2013 riguarda infatti solo le finite locazioni). Anche il governo, nel frattempo, si muove. Per il 28 agosto è previsto il consiglio dei ministri in cui verrà discusso il nuovo «Piano casa», che però finora prevede misure solo a favore dei proprietari e poco o niente a favore degli inquilini, nella speranza di ridare ossigeno a un mercato, quello dell’affitto, definito al tracollo. In particolare si ragiona su un aumento della deducibilità dell’affitto fino al 15% (oggi al 5% in seguito alla riforma Fornero). La seconda misura riguarda una rimodulazione della cedola secca, in modo da renderla più semplice e meno onerosa. Infine un intervento sull’Imu, fissando al 4 per mille l’aliquota per le case in affitto.
Tutte misure che per l’Unione inquilini non bastano. Se i provvedimenti annunciati dovessero limitarsi a una aumento degli sgravi fiscali per la proprietà, dice infatti De Cesaris, «saremmo a un’ennesima forma di maquillage che lascia inalterate le contraddizioni del mercato immobiliare: case senza gente (per i prezzi troppo alti) e gente senza case (per i redditi troppo bassi)». Misure che non aiuterebbero a trovare una risposta alle 650 mila domande inevase di famiglie che sono in graduatoria ma restano in attesa perché non ci sono case. Al governo l’associazione chiede quindi il blocco immediato di tutti gli sfratti, compresi quelli per morosità, un intervento per calmierare il mercato degli affitti concedendo sgravi fiscali solo in cambio di un dimezzamento del canone e, infine, la realizzazione di un piano di edilizia popolare che punti non sulla costruzione di nuove case ma sul recupero del patrimonio immobiliare pubblico.


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