Il governo: sull’Imu nessun rinvio Ma la maggioranza è ancora divisa

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ROMA — «Sull’Imu non c’è nessun rinvio, nel Consiglio dei ministri di mercoledì prenderemo una decisione». Di ritorno dall’Afghanistan è il premier Enrico Letta a confermare le scadenze già fissate per il governo. Dal punto di vista tecnico non è una sorpresa. Senza un provvedimento firmato entro sabato, gli italiani dovrebbero pagare la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale, quella per il momento solo sospesa con il decreto di maggio. È infatti quello stesso provvedimento a fissare la cosiddetta clausola di salvaguardia: se non ci saranno nuove regole entro la fine del mese la prima rata dell’Imu sarebbe non solo scongelata, ma dovrebbe essere pagata anche in tempi brevissimi, entro il 16 settembre.
Al di là di commi e procedure, però, quello di Letta è un messaggio politico, un tentativo di calmare le acque nella maggioranza delle larghe intese, agitate non solo per l’imposta sulla casa, naturalmente, ma soprattutto per il destino di Silvio Berlusconi.
Dopo il gran consiglio di Arcore, il Pdl ripete a più voci che senza la cancellazione anche della seconda rata Imu, quella di dicembre, sarà inevitabile apire la crisi di governo. E che l’abolizione deve riguardare tutti, ricchi e poveri, con l’unica eccezione delle abitazioni di super lusso già escluse dalla sospensione. Il Pd, invece, conferma la sua linea: abolizione della seconda rata ma non per tutti. I ricchi — anche se in realtà le rendite catastali hanno le loro sperequazioni — dovrebbero continuare a pagare. Altrimenti c’è il rischio di non avere le risorse necessarie per gli altri dossier aperti sul tavolo del governo, dal rifinanziamento della cassa integrazione al congelamento dell’Iva, dalle missioni internazionali fino alla messa in sicurezza di un altro scaglione di esodati.
Nel merito, anche ieri i tecnici del ministero dell’Economia hanno lavorato su diverse ipotesi. Oggi il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni farà il punto con i suoi collaboratori per rendere possibile un primo giro di tavolo durante il Consiglio dei ministri del pomeriggio, dedicato al pacchetto sulla pubblica amministrazione. I 2,4 miliardi di euro necessari per cancellare definitivamente la prima rata sono stati trovati e quindi su questo punto non ci saranno sorprese. Per eliminare anche la seconda rata di miliardi ne servirebbero altri due, ma al momento ne sarebbe stato trovato soltanto uno, grazie all’Iva sui pagamenti dei vecchi debiti della pubblica amministrazione. Cancellare l’Imu per tutti nel 2013 significherebbe quindi aumentare una serie di accise, quelle su alcol, giochi e tabacchi. Con un problema in più, le risorse da destinare ai Comuni. «L’abolizione dell’Imu — dice Piero Fassino, presidente dell’Anci, l’associazione dei sindaci — comporta per noi un buco finanziario insostenibile. In caso il governo deve dirci con quali risorse sostituire i flussi oggi garantiti».
Per questo resta in piedi l’ipotesi di cancellare sì la seconda rata dell’Imu, ma far partire già a dicembre la service tax , l’imposta sui servizi locali che lascerebbe proprio ai sindaci la decisione su aliquote ed esenzioni. Ma, al di là degli aspetti tecnici, il vero nodo resta politico. La fotografia migliore è il battibecco a distanza fra Pippo Civati e Renato Brunetta. «Usciamo dall’incubo di parlare solo di Imu con Brunetta» dice il deputato Pd, da sempre critico sulle larghe intese. Replica del capogruppo Pdl: «Quale sarebbe la sua idea? Spartirsi il potere con Grillo e i magistrati del giro stretto?».


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