Proposta Violante, duello nel Pd L’«apprezzamento» del Quirinale

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OMA — La partita non è ancora chiusa. E nonostante il conto alla rovescia verso la riunione della giunta del Senato proceda inesorabilmente, nel dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi potrebbe inserirsi un nuovo elemento.
Al Colle, ovviamente, si muovono sempre sulle direttrici tracciate da Giorgio Napolitano nella nota del giorno prima di Ferragosto. Ma, sempre dal Quirinale, filtra adesso la voce secondo cui il presidente della Repubblica avrebbe «letto con attenzione» e «apprezzato» l’intervista rilasciata due giorni fa da Luciano Violante al Corriere . La stessa in cui l’ex presidente della Camera aveva delineato i margini («È legittimo») di un possibile ricorso alla Corte costituzionale rispetto alla partita sulla decadenza del Cavaliere.
In casa Pd, il primo punto è sempre quello: mantenere la linea della fermezza. Ma tenere allo stesso tempo sono le valutazioni che vengono fatte al Senato, un occhio sugli eventuali «fattori esterni» che possono influenzare il dibattito sulla giunta per le elezioni del Senato, che il 9 settembre avvierà la procedure di voto sul Cavaliere. E, soprattutto, chiamarsi tatticamente fuori dal dibattito che si è aperto sul Letta bis. «Noi non stiamo valutando nessuna nuova maggioranza ma stiamo cercando di fare le cose che il Paese chiede», ha detto ieri Guglielmo Epifani alla televisione del partito, Youdem .
Dal Nazareno, insomma, guardano con attenzione ai possibili risvolti che possono esserci nel rapporto col Pdl. Senza mollare la posizione della fermezza, ovviamente. Ma incassando gli «effetti» che il «lodo Violante» ha prodotto sul Pdl.
Sull’ipotesi che la Consulta intervenga sulla legge Severino nel Pd c’è prudenza. «Non mi metterei a discutere con Violante di Costituzione», sorride il senatore Giorgio Tonini. «Però, non dimentichiamo che se il Parlamento considera una legge incostituzionale la strada maestra è sempre la stessa: cambiarla». Altra cosa, aggiunge il senatore, è se «Berlusconi riuscisse a dimostrare che quella legge non produce la sua decadenza. Ma questo deve dimostrarlo».
La questione è aperta. Non a caso l’ex parlamentare democratico Umberto Ranieri, da sempre considerato vicino a Napolitano, aveva paventato al Mattino che, sulla decadenza dell’ex premier, «il Senato potrebbe sollevare la questione davanti alla Consulta». Il Pd non farà il primo passo. Ma rimane cauto. «Quella di Violante sembra una riflessione, aperture non ne vedo», ha messo a verbale ieri il capogruppo al Senato Luigi Zanda. «Tutte le opinioni sono autorevoli, ma in questo caso siamo una forza politica ed è evidente che le parole pronunciate dal nostro segretario sono quelle che dobbiamo riconoscere come nostre », ha aggiunto il responsabile Organizzazione Davide Zoggia.
Cautela e attenzione, insomma. Per un Pd che deve ancora sbrogliare il nodo del congresso. Ma che aprirà le porte della sua festa nazionale, che andrà in scena a Genova, anche ai ministri del governo Letta che vengono dal Pdl. A cominciare da Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin.
Tommaso Labate


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