Accolti in Italia i naufraghi rifiutati da Malta

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SIRACUSA — Il pugno di ferro di Malta stride con gli occhi dolcissimi di Sam. Che avvolto in un plaid quadrettato, nella calura dei 40 gradi siciliani, sembra il bambinello nero del miracolo, in questa nuova tragedia scampata dell’emergenza Mediterraneo. Gelo e calore, solidarietà e polemiche, intransigenza militaresca e negoziati internazionali. Sulla pelle di Sam, cinque mesi, ennesimo protagonista-simbolo di un copione sempre uguale, e su quella di altri 101 disperati, si è giocata una partita, che stavolta è finita bene. La loro odissea è terminata ieri pomeriggio, quando sono arrivati sulla banchina del porto grande di Siracusa, 81 uomini, 20 donne — quattro delle quali incinte — e Sam.
Erano partiti dalla Libia, su una barca che si è bloccata poco dopo, ostaggi del mare e del braccio di ferro ingaggiato da Malta con l’Unione Europea. Dal Sudan e dal-l’Eritrea, sono finiti al centro di prima accoglienza di Siracusa. Dopo che, direttamente da Palazzo Chigi, è arrivato l’ok allo sbarco in Sicilia. Due giorni di tira e molla in mezzo al mare, dopo che la nave cisterna Salamis aveva soccorso e imbarcato i naufraghi, puntando su La Valletta. Per sentirsi rifiutare il permesso di sbarco e addirittura intimare il dietrofront verso la Libia. Stanno tutti bene, Sam e i 101, che adesso chiederanno asilo politico. Sorrisi, doni, affetto, abnegazione, dopo tanto gelo. Con il comandante della Capitaneria, Luca Sancilio, che tenendo in braccio Sam sembra un emozionatissimo papà.
La vicenda ha però scatenato nuove polemiche sull’immigrazione e il ruolo dell’Italia. Corre su twitter il “grazie” ufficiale della commissaria Ue per gli Affari Interni Cecilia Malmstrom. «Ma sarebbe bello — scrive — se tutti i 28 stati membri dell’Unione aiutassero, invece che sempre gli stessi». Proprio l’altroieri la Commissione aveva invitato Malta a consentire lo sbarco definendolo «un dovere umanitario». Ma il permesso non è mai arrivato, anzi, strettissimo è stato il controllo militare perché la “Salamis” non entrasse nelle acque territoriali di La Valletta. Tutt’altro che cinguettii le parole su twitter di Gianluca Pini, vicepresidente della Lega a Montecitorio. «Dopo India e Kazakistan — twitta Pini — adesso anche Malta impartisce ordini al Governo italiano. Che pena…». Più diretto l’eurodeputato leghista Mario Borghezio. «Le parole del ringraziamento dal Governo di Malta all’Italia per la premurosa accoglienza ai clandestini che, invece, saggiamente a Malta nessuno pensa di accogliere, sono state — dichiara Borghezio — molto pubblicizzate sui media. Ma siamo proprio sicuri che, dopo il grazie, non ci fosse scritta anche la parola “coglioni”?». Usa twitter pure l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini: «Ma non sia sempre a senso unico. Ricordiamoci — scrive — che siamo 28 Paesi e che tutti gli Stati membri dovrebbero essere pronti ad agire allo stesso modo!». E mentre l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati conferma «l’importanza della necessaria cooperazione e del coordinamento tra stati», il direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati, Christopher Hein, considera il rifiuto maltese «una grave violazione dei suoi obblighi internazionali ». «La valutazione del porto sicuro — aggiunge Hein — non può essere fatta sulla base della sola collocazione geografica, ma implica anche una valutazione della tutela dei diritti fondamentali dei migranti».


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