Aiuti accelerati a imprese e lavoratori 500 milioni per la Cig, 700 per gli esodati

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ROMA — Pressato dal Pd ma soprattutto dall’emergenza sociale, il governo ha deciso di anticipare due misure che aveva messo in cantiere per settembre: un parziale rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, la salvaguardia di una specifica tipologia di lavoratori esodati.
Per gli ammortizzatori sociali sono stati stanziati 500 milioni, per gli esodati 700 milioni. Provvedimenti comunque tampone di fronte a una crisi che per ora non dà alcun segno di frenata sul versante dell’occupazione. «Sappiamo bene che non basta — ha detto il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini — ma i nostri interventi non si esauriscono qui». Una risposta alle critiche della Cgil che ha giudicato «ancora irrisolti» i nodi della cassa integrazione e degli esodati dopo le decisioni del Consiglio dei ministri.
D’altra parte, serve la crescita per creare lavoro. Anche se potrebbe non bastare visto che molti economisti temono una ripresa senza lavoro. La nuova tranche di 10 miliardi per il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese (in tutto 30 miliardi, pari a circa due punti di Pil, ha detto ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni) servirà anche a questo oltre a che, indirettamente, attraverso l’aumento del gettito Iva, al finanziamento dell’abolizione della prima rata dell’Imu. E pure il pacchetto casa punta a rimettere in moto l’economia. «Un forte elemento di sostegno alla crescita economica », ha sostenuto Saccomanni.
Il mezzo miliardo della cassa integrazione andrà soprattutto nelle aree del centro nord. È qui che, in diverse regioni, si stanno esaurendo i fondi. Il governo punta a un monitoraggio costante sull’utilizzo delle risorse. Finora sono stati stanziati 2,5 miliardi per gli ammortizzatori in deroga (cassa integrazione e mobi-lità), esattamente come lo scorso anno. Dal 2014 scatteranno i Fondi di solidarietà di categoria: non più la cig in deroga finanziata dallo Stato,
ma fondi mutualistici alimentati attraverso il prelievo sul costo del lavoro, un po’ sul modello di quanto si è fatto per la gestione degli esuberi nel settore delle banche. Una riforma che, proprio perché destinata ad aggravare i costi aziendali, entrerà in vigore gradualmente, e comunque beneficerà di un miliardo già stanziato.
Ieri è stato anche varato il decreto interministeriale Lavoro-Economia che fissa paletti più rigidi per l’accesso agli ammortizzatori in deroga per ridurre al minimo gli abusi che pure ci sono.
Cassintegrati ed esodati, i due corni più visibili della crisi sociale. Ai 130 mila circa salvaguardati dai precedenti provvedimenti, se ne aggiungo ora altri 6.500. Sono una tipologia particolare di lavoratori maturi rimasti senza stipendio e privi di pensione per via dell’accelerazione che la riforma Fornero ha impresso all’incremento dell’età pensionabile. Sono coloro che hanno perso il lavoro, per effetto di un licenziamento individuale e non di un accordo collettivo sindacale, tra il primo gennaio del 2009 e il 31 dicembre del 2011, cioè prima dell’entrata in vigore della legge, e che avrebbero maturato nei tre anni successivi (cioè tra il 2011 e il 2014) i requisiti per accedere alla pensione. Un gruppo sociale particolarmente debole. Per loro sono stati stanziati 700 milioni dal 2014 al 2019. Ma la partita esodati non si chiude così: ce ne sono altri 20-30 mila da salvaguardare. E in Parlamento, quando arriverà il decreto, si potrebbe riaprire tutta la discussione sulla previdenza, dalle pensioni d’oro al ripristino di criteri flessibili per lasciare il lavoro, all’ipotesi di Giovanni di un prestito-ponte per gli over 50 vicini alla quiescenza.


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