Come le nuove regole garantiranno le donne

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Tante le attese e altrettanti i dubbi sui provvedimenti del decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Che cosa cambierà per davvero? Puntare praticamente solo su misure di repressione riuscirà ad arginare violenza e maltrattamenti e a ridurre il numero dei femminicidi? Abbiamo cercato di capire che cosa potranno cambiare le nuove regole. Quando e come le nuove norme garantiranno sostegno e tutela alle donne. Abbiamo cercato le risposte analizzando il testo del decreto con l’aiuto della criminologa Anna Costanza Baldry e della giurista Laura De Rui per capire quali siano i punti di forza e quali invece i punti critici.
1 Il decreto legge prevede l’inasprimento delle pene in caso di maltrattamento in presenza dei minori (la cosidetta violenza assistita), in caso di violenza sessuale su donne in gravidanza e per il coniuge, anche se divorziato o separato. Tutto ciò farà diminuire conflitti e abusi tra le coppie ancora formate o in via di separazione?
È pacifico che la misura della pena soprattutto se è un’aggravante non serve come deterrente. Non è tanto l’ammontare della pena a contribuire, quanto la certezza e la velocità della pena. E lo dimostra il fatto che chi uccide poi spesso si costituisce. Le pene già previste dal codice penale erano sufficienti. Dunque inasprirle non porta benifici, se non a livello simbolico. Ancora accade che gli imputati non arrivino a giudizio perché ci sono magistrati che chiedono l’archiviazione anche su casi conclamati.
2 Altra novità è la possibilità per gli inquirenti di raccogliere le testimonianze in modalità protetta. Ossia, la vittima può essere interrogata senza aver di fronte il compagno. Un passo in avanti, dunque?
Il principio è sacrosanto e permette alla donna di non subire una violenza secondaria, di tipo psicologico, fatta di sguardi e di minacce sottintese che potrebbero inficiare la testimonianza.
3 Uno dei cardini è la querela irrevocabile, ossia una volta che è stata presentata denuncia, questa non può più essere ritirata in modo da sottrarre la vittima al rischio di nuove intimidazioni allo scopo di farla desistere.
Sicuramente questo disincentiva altri episodi di stalking e impedisce che l’uomo continui a vessare la donna per convincerla a tornare sui suoi passi. C’è però un’altra faccia della medaglia. Il rischio è che la donna, sapendo di non poter più tornare indietro, si precluda a priori la possibilità di sporgere denuncia. Dunque ha senso rendere irrevocabile la querela solo se l’assistenza legale è immediata e se, nel caso in cui si renda necessaria, questa venga affiancata da assistenza psicologica.
4 Altra novità è l’arresto in flagranza obbligatorio in caso di maltrattamenti su famigliari e conviventi. Cosa viene prima?
È necessaria una preparazione adeguata delle forze dell’ordine affinché sappiano riconoscere e valutare le situazioni di rischio. Ma soprattutto questa è una scelta che va accompagnata ad un adeguato sostegno alla donna di tipo psicologico, legale, economico e logistico.
5 Cacciare il marito o il compagno di casa — come previsto dal decreto — è così semplice?
Anche su questo fronte è necessaria una formazione degli operatori. Poi indispensabile è il coordinamento tra procure, servizi sociali, centri antiviolenza, ospedali e commissariati in modo che il primo luogo a cui la donna si rivolge si attivi e faccia rete con gli attori in campo, affinché ciascuno contribuisca secondo le sue competenze. Il tutto in modo tempestivo. Il tempo infatti nei casi di violenza è una variabile fondamentale.
6 Si parla anche di potenziare i centri antiviolenza e i centri di assistenza. Questo decreto legge non sembra essere affiancato da stanziamenti finanziari. E il rischio è che la lotta alla violenza si trasformi in belle parole.
7 Il decreto prevenzione e contrasto alla violenze riuscirà a limitare il numero dei femminicidi?
È una strada. Per quello che significa il decreto. E cioè riconoscere che maltrattamenti e atti persecutori sono reati gravi. Tuttavia la prevenzione dei femminicidi necessita un approccio strutturale e non di una singola legge. La violenza sulle donne non si risolve come un reato qualunque.
Luisa Pronzato
Marta Serafini


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