Eco-guerrieri e nobili: uniti contro le trivelle nelle campagne inglesi

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LONDRA — Gli «eco-warrior» sono riusciti ad arruolare manager, modelle, professori e persino aristocratici ultraconservatori. Il fronte unito contro il «fracking», contro la tecniche di fratturazione idraulica per estrarre gas di scisto, ovvero il gas dalle argille, è più che mai sul piede di guerra. E il suo comando generale l’ha stabilito in un villaggio del Sussex, a Balcombe, dove la «Cuadrilla», società del settore energetico, ha programmato di avviare le trivellazioni.
La «battaglia di Balcombe» è cominciata e minaccia di estendersi in molte aree rurali dell’Inghilterra. Ambientalisti e verdi sono mobilitati. Ma al loro fianco c’è la tranquilla «middle class» di campagna, ci sono nobili che hanno fior di tenute, ci sono studenti delle università, c’è un mondo composito, di giovani e di anziani, di uomini e di donne, che si trova sulle barricate.
Il barone Howell di Guildford ha ben poco da condividere con «Coniglio Bianco», anticapitalista trentacinquenne di Londra. Eppure il barone, che siede pure alla Camera dei Lord ed è un tory a ventidue carati, e «Coniglio Bianco» vanno a braccetto per la stessa causa.
No al fracking. No alla fratturazione idraulica nelle dolci campagne inglesi. No allo scempio. Urlano gli attivisti. E sfidano la polizia che presidia le aree da «bucare» per l’esplorazione: due giorni fa ci sono stati incidenti, con una ventina di arrestati e la parlamentare verde Caroline Lucas finita in manette. Minacciano di arrivare a Londra, nel cuore della politica che decide. Di andare nel Somerset e nel Lancashire. Ovunque si pensi di sondare il terreno per vedere se le argille hanno tanto gas.
Il «fracking» è il nuovo business energetico sul quale punta David Cameron. Lo ha detto chiaro e tondo in luglio sfidando gli avversari: le viscere del suolo inglese, potenzialmente, hanno in grembo un tesoro, una fonte primaria alternativa, raggiungibile con la fratturazione idraulica, una tecnica a costi contenuti. Nel Nord inglese gli analisti e i geologi hanno monitorato 5 mila siti, sulla carta la bellezza di 100 mila pozzi. Le riserve, ha indicato una ricerca della British Geological Survey, sono di gran lunga superiori al previsto: 1 trilione e 300 miliardi di metri cubi di gas di scisto. Una torta su cui le maggiori company si vogliono buttare promettendo di regalare 100 mila sterline alle comunità locali per ogni pozzo messo in funzione.
Ma qui sta il problema: è immaginabile vedere la verde campagna inglese punteggiata da decine di migliaia di trivelle e di rubinetti per raccogliere questa ricchezza naturale intrappolata? E qual è la sicurezza delle perforazioni che dovrebbero pompare nella terra acqua e composti chimici per spezzare le argille e liberarle dei gas?
Balcombe, tranquillo villaggio del West Sussex, è diventato la punta di diamante di una nuova campagna di «disobbedienza civile». Se perforano a Balcombe, cominciano a perforare ovunque. È la trincea degli eco-warrior, del fronte unito contro il fracking. Il barone Howell di Guidford guida la schiera dei nobili per il «frack off» (che è una storpiatura di fracking e «fuck off», vaaff…) e poco importa che il suo leader la pensi diversamente. Il barone-lord ha mandato al diavolo anche il genero, il consorte di sua figlia, che è niente meno che George Osborne, il volto più tory che c’è, il cancelliere dello scacchiere, partigiano della fratturazione idraulica. «Ah sì…— gli ha replicato Howell di Guidford — e allora vai a bucare le lande desolate, non la nostra bella campagna inglese».
Un sondaggio della scorsa settimana ha tastato il polso: il risultato è che i due schieramenti si equivalgono. Quaranta a favore e quaranta contro, il 20 è indeciso. Ovvio che i picchi di «disobbedienza» si raggiungano dove si progettano i pozzi.
Nel Sussex nove su dieci hanno i forconi in mano. Vita o morte contro il fracking. Tutti sulle barricate. Con l’appoggio «militante» di star della moda. Vivienne Westwood è andata al corteo con le bandiere. E Bianca Jagger, l’ex moglie di Mick Jagger dei Rolling Stones, l’ha seguita. Qualche guaio ha avuto Natalie Hynde, la figlia della cantante dei Pretenders, fermata e processata. Al pari di Marina Baker che una volta posava per Penthouse e oggi è giornalista e scrive libri per bambini.
E negli accampamenti dei «no fracking», con gentleman e lady, con insegnanti e commercianti, con ragazzi e ragazze, sono comparsi pure i pastori anglicani per stare al fianco della loro gente. A dispetto dei vertici della Chiesa d’Inghilterra che invece hanno sposato la linea di Cameron.


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