Imu, braccio di ferro tra i partiti Monti: con le urne solo macerie

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ROMA — Se si usa l’Imu come pretesto per far cadere il governo il rischio è che la casa crolli. È l’avvertimento di Mario Monti che interviene all’indomani dell’ultimatum di Silvio Berlusconi, nella bagarre sulla tassa sugli immobili, e schiera il suo movimento contro «richieste eccessive del Pdl in materia di Imu, non coerenti né con la situazione economico-finanziaria del Paese, né con gli impegni del governo».
«Se una crisi di governo dovesse portare ad elezioni anticipate il cumulo di macerie seppellirebbe in ugual misura vincitori, sconfitti e tutti i cittadini», anche quelli che vorrebbero far credere che la rottura è motivata dalla promessa di cancellare l’Imu, scrive il professore sul sito di Scelta civica, evocando «danni particolarmente gravi alla situazione economica e sociale del Paese, oltre che seri rischi per l’Eurozona». L’Europa ci guarda, ricorda l’ex premier.
E nonostante la tensione calata sullo spread, da Bruxelles — che pure non interviene ufficialmente sulla trattativa interna sull’Imu — trapela comunque che restano valide le raccomandazioni formulate a maggio dalla Commissione europea: è tassativo spostare la pressione fiscale dal lavoro ai consumi e alla proprietà. L’Italia resta osservato speciale. Del resto l’Ue al momento del rinvio dell’Imu, e in vista della chiusura della procedura per debito eccessivo dell’Italia, ottenne la garanzia di una clausola di salvaguardia: la tassa sarebbe rimasta inalterata qualora non si fossero trovate le coperture. E dove trovarle resta un problema irrisolto.
La rata dell’Imu «non pagata a giugno non può essere fatta pagare a settembre. Sarebbe una presa in giro. Quindi vanno trovati i due miliardi che servono a coprirla». Lo sa bene il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che in un’intervista a Europa parla di una soluzione di mediazione sulla futura Imu, come «tassa comunale sui servizi», la cosiddetta service tax . L’unica ipotesi (tra le nove del documento) segnalata nella relazione del Tesoro come «ad alta efficienza».
Una soluzione che lascia comunque scontento il Pdl, che continua l’assalto alla tassa per abolirla tout court sulla prima casa, in nome del rispetto del programma di governo. L’ex ministro Renato Brunetta prova a spostare la questione dal piano politico a quello della programmazione economica. Sull’Imu ho «grande fiducia» in Letta — dice — tuttavia finora dal Tesoro non è arrivata «alcuna proposta seria e organica di riforma», ma solo «chiacchiere e ipotesi». Prima di ribadire comunque la posizione: «Nessuno — ammonisce — pensi di arrivare il giorno del Consiglio dei ministri con un testo di decreto “prendere o lasciare”. Non sarebbe serio, non sarebbe accettabile e noi non lo accetteremo». Quindi il messaggio al capo del governo: «Sono convinto che il presidente Letta la pensi esattamente come me».
Parole che dal Pdl echeggiano da giorni. E che al Pd risuonano come ultimatum sulla fine del governo. «I ricatti sono inaccettabili», ha ribattuto il viceministro dell’Economia Stefano Fassina. «Il Pdl si prenda la responsabilità di far cadere il governo Letta», dice, aggiungendo poi: «Nessuno sia così irresponsabile da far precipitare il Paese ad elezioni anticipate».
Voto che è un’ipotesi di cui il presidente del Senato, Piero Grasso, non vuole nemmeno sentire parlare: «Non è possibile — dice — pensare di tornare al caos, all’assenza di governo, alle elezioni, bloccando quello che si sta cercando di fare. Non c’è alternativa, bisogna andare avanti». Per Grasso il problema principale è il lavoro: «I disoccupati e gli esodati non possono più aspettare. Continuando ad avere gente che ha fame ci possono essere problemi molto più gravi per il Paese».
Melania Di Giacomo


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