La porta chiusa del Quirinale

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 MA I precedenti, le norme, la Costituzione stessa, nonché la volontà del presidente Napolitano vanno in direzione opposta alla sua.
Berlusconi ha parlato direttamente con Napolitano per chiedergli la grazia? Suoi emissari lo hanno fatto?
Fino a oggi la grazia è un chiacchiericcio affidato ai retroscena politici. Se ne fa un gran parlare, gli amici, i consiglieri più intimi, gli avvocati di Berlusconi ripetono da giorni che la grazia è “un atto necessario e dovuto” e che il capo dello Stato avrebbe dovuto già firmarla per l’ex premier il giorno dopo la sua condanna.
Berlusconi in persona intende chiederla?
Il Cavaliere non intende affatto chiederla. Per due ragioni. Ritiene che se lo facesse ciò equivarrebbe a un’ammissione di colpevolezza che è lontana da lui anni luce. In secondo luogo, la domanda comporterebbe una sorta di umiliazione, sarebbe una diminutio, presenterebbe Berlusconi davanti all’opinione pubblica come un uomo in ginocchio, piegato dalla condanna, costretto a chiedere una via d’uscita che egli è convinto gli spetti di diritto.
È possibile che il presidente conceda la grazia al Cavaliere senza che questi faccia domanda?
È del tutto escluso che Napolitano si muova con una grazia “motu proprio”, come si chiama in gergo un gesto di clemenza che prescinde dalla domanda del condannato, prevista dal comma 4 dell’articolo 681 del codice di procedura penale che disciplina i provvedimenti di grazia. È stato lo stesso Napolitano a escludere in modo tassativo questa possibilità quando, il 13 agosto, ha diffuso un messaggio destinato a Berlusconi nel quale scriveva esplicitamente che “nessuna domanda mi è stata indirizzata” e che il presidente della Repubblica non può prescindere “dalla prassi seguita in precedenza” in base alla quale, negli ultimi anni, “è stata ritenuta essenziale la presentazione di una domanda”.
Chi può presentare la domanda?
Può farlo il diretto interessato, o il suo avvocato, o ancora la sua famiglia. Nel caso del direttore del Giornale Alessandro Sallusti fu il suo legale Ignazio La Russa a rivolgersi al presidente della Repubblica.
Che tipo di grazia serve a Berlusconi?
Il leader del Pdl avrebbe bisogno di una grazia “totale”, cioè di un atto che cancelli non solo la condanna a 4 anni per frode fiscale per il processo Mediaset, ma anche la pena accessoria, cioè l’interdizione dai pubblici uffici, stimata in 5 anni in primo e secondo grado, e che la Corte di appello di Milano dovrà ricalcolare dopo la richiesta della Cassazione. Il pg della Suprema Corte Antonello Mura ha chiesto 3 anni.
Napolitano può cancellare l’interdizione?
Il capo dello Stato ha già scritto nel suo messaggio che “un eventuale atto di clemenza individuale inciderà sull’esecuzione della pena principale”. Quindi ha escluso che possa eliminare l’interdizione. Il codice penale, all’articolo 174 che disciplina la grazia, stabilisce che il decreto deve prevederlo esplicitamente.
La legge Severino, e quindi la decadenza e successiva incandidabilità del leader Pdl, può essere risolta con un provvedimento di grazia?
L’eventuale grazia non avrebbe alcuna influenza sul destino di Berlusconi in quanto senatore e su una sua futura candidatura. Egli, anche graziato, deve lasciare il Senato e non potrà essere candidabile per i prossimi sei anni.
Si può dare la grazia per garantire l’agibilità politica?
Sul punto, ovviamente, non esiste giurisprudenza.
Napolitano può commutare la pena di Silvio in un corrispettivo economico come ha fatto per Sallusti?
Il presidente può farlo, ma Berlusconi deve comunque chiedere la grazia. Ovviamente, il leader del Pdl deve valutare l’impatto negativo in Italia e all’estero di un politico e potente e ricco tycoon che, per un reato grave come il suo, finisce per “comprare” la sua libertà.
Il Cavaliere, per essere graziato, deve cominciare a scontare la pena o la grazia può intervenire prima che scelga tra domiciliari e affidamento ai servizi sociali?
È sufficiente leggere i codici per capire che la grazia non può prescindere da un avvio di pena scontata. Berlusconi invece pensa esattamente il contrario.


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