L’Iran vuole processare gli Stati uniti

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Chissà se l’accelerazione è dovuta ai venti di guerra o se semplicemente le cose hanno seguito il loro corso anche perché è proprio di qualche giorno fa l’ammissione ufficiale da parte della Cia sull’organizzazione del golpe del 1953 in Iran che rovesciò Mossadegh. Fatto è che il parlamento iraniano ha dato la sua preliminare approvazione a una legge che consentirà adesso al governo della Repubblica islamica di citare in giudizio nientemeno che gli Stati uniti. Il motivo? L’ormai ufficializzata partecipazione – ammessa appunto dalla Cia stessa con la pubblicazione definitiva di documenti classificati di sessant’anni fa – nell’operazione che, d’accordo con i servizi britannici, rovesciò il governo democraticamente eletto di Mohammad Mossadegh il 19 agosto del 1953. Mossaddegh non soltanto era un uomo di sinistra ma andava contro gli interessi petroliferi dei due colossi occidentali che si accordarono per il suo rovesciamento con due operazioni in codice: Operation Boot per i britannici Tpajax Project o Progetto Ajax per gli americani.
Il paradosso è che in effetti sono stati proprio i documenti declassificati dagli americani a far emergere ufficialmente una verità nascosta per sessant’anni (in realtà già abbastanza ben nota grazie ai giornali statunitensi da oltre dieci anni) fornendo così al governo di Teheran la base legale per “processare” il suo attuale nemico numero 1. Per ora un comitato di esperti legali studierà il caso ed esaminerà le carte dopodiché i giuristi di Teheran cercheranno di capire in quale corte internazionale presentare il caso. 167 parlamentari su 196 hanno votato a favore. Come poi andranno le cose è tutto da vedere: sarebbe infatti un caso giuridico internazionale senza precedenti e inoltre tra due Paesi che hanno rotto le relazioni diplomatiche e che sono in un costante stato di “guerra fredda”.
Il golpe del 1953 voleva punire la svolta socialista di Mohammad Mosaddegh che non solo aveva cercato di ridurre il ruolo assolutista di un monarca (lo Scià, filo occidentale e modernista ma non in tema di diritti politici) rendendo così l’Iran una democrazia piena. Mosaddegh aveva soprattutto nazionalizzato (nel 1951) il settore petrolifero dell’Iran che era controllato dai britannici attraverso la potentissima Anglo-Iranian Oil Company, o Aioc. A Mosaddegh venne preferito un governo militare che, grazie al generale Fazlollah Zahedi (scelto con cura da britannici e statunitensi), permise allo Scià Reza Pahlevi di poter governare il Paese come avrebbe voluto e come andava benissimo alle potenze occidentali. Fu proprio la Cia a occuparsi tra l’altro del training della Savak, la polizia segreta dello Scià, considerata una delle intelligence più spietate sul pianeta.
Nell’agosto 2013, dopo che dieci anni fa erano iniziate le rivelazioni della stampa americana, la Cia ha formalmente ammesso il suo coinvolgimento nella pianificazione e nell’esecuzione del golpe con operazioni di propaganda e di corruzione di politici iraniani, membri dell’esercito e alti funzionari statali. Un progetto che la Cia aveva messo in cantiere come un atto di politica estera degli Stati Uniti, concepito e approvato ai più alti livelli di governo. Sul versante del Regno unito, altri documenti hanno dimostrato, per citare un episodio, che la Aioc pagò mazzette per circa 25mila dollari.
A tirare fuori la scomoda verità sul coinvolgimento dell’intelligence americana in un golpe che pose fine all’esperienza del governo riformista iraniano e che rimise sul Trono del pavone la famiglia Pahlevi è stata la stampa americana oltre dieci anni fa. Il 16 giugno del 2000 il New York Times pubblicò un file classificato dei servizi segreti con questo titiolo: «Clandestine service history, overthrow of premier Mossadeq of Iran, November 1952-August 1953», operazione pianificata ed eseguita dalla Cia con l’aiuto dei servizi britannici (Sis).
Nel pubblicare il rapporto segreto il Times scrisse in una nota introduttiva che i nomi dei partecipanti all’operazione erano stati cancellati dal dossier per evitare seri rischi agli agenti o alle loro famiglie (poi molte delle parti cancellate sono state rese note). Tant’era: nomi e non nomi, la storia c’era tutta e finalmente metteva nero su bianco quel che sino ad allora si era soltanto immaginato. Adesso si sa davvero tutto e forse quella storia tornerà fuori in un’altra sede. Questa volta una corte internazionale.


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