Lo spread scende ancora e sfonda quota 240

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MILANO — Ancora una giornata con il vento in poppa per i nostri titoli di Stato, che hanno conquistato un’altra manciata di punti rispetto ai Bund tedeschi: il differenziale tra i Btp a dieci anni e i “cugini” alemanni infatti si è ristretto ancora, a 241 punti rispetto ai 245 della vigilia. Si tratta del
nuovo minimo da due anni a questa parte e, nel corso della seduta, l’asticella è scesa ancora più in basso, fino a toccare un differenziale di 236 punti base. Un vantaggio guadagnato più per “colpa” dei tedeschi che per virtù degli italiani: sia il Btp sia il Bund infatti ieri hanno registrato un marginalissimo rialzo dei rendimenti e in questo movimento la Germania ha fatto un pochino peggio dei Btp; questi ultimi hanno chiuso con un tasso pari al 4,222% rispetto al 4,155 del giorno prima. In ogni caso se il calo dei rendimenti favorito dal raffreddamento dello spread proseguirà, nell’intero 2013 l’Italia potrà risparmiare fino a 4,5 miliardi di spesa per interessi.
Ieri si è festeggiato anche con i dati macroeconomici, che in Europa cominciano ad autorizzare all’ottimismo: a partire dall’indice della fiducia degli investitori (Zew) in Germania, migliorato più del previsto a 42 punti dai 36,3 di luglio. Inoltre, la produzione industriale in Eurolandia è cresciuta dello 0,7% a giugno dopo il -0,2% di maggio, secondo i dati Eurostat; anche in Italia si registra un +0,3%. E forse non a caso ieri Milano e Francoforte sono state le due Borse migliori, in Europa: entrambe hanno finito gli scambi con un rialzo degli indici principali pari allo 0,68%. Si sono distinte positivamente, come del resto accade da qualche tempo, le banche, avvantaggiate dal restringimento
dello spread: ieri in particolare è da segnalare il balzo del Mps, salito del 7,66%. Per Piazza Affari il momento è decisamente buono: rispetto ad un mese fa il Ftse Mib è in rialzo del 12,63%, contro il +2,47% di Francoforte e il +11,65% della Bolsa madrilena.
Ieri è stata una giornata molto positiva anche per il Nikkei, più 2,57%. In Giappone il premier Shinzo Abe sta pensando di tagliare le tasse alle grandi aziende, per controbilanciare il programmato incremento dell’Iva e attirare così capitali esteri. Abe ha ordinato uno studio per valutare l’effetto di un taglio della corporate tax, che attualmente pesa per il 38,01%. L’Iva dovrebbe salire in Giappone dal 5% all’8% entro il prossimo aprile e poi crescere ancora
al 10% nell’ottobre 2015. La decisione sarà presa tra settembre e ottobre.
Unica nota fiacca della giornata, il dato sulle vendite al dettaglio americane, cresciute a luglio dello 0,2% a fronte di previsioni degli analisti di un +0,3%. Un ritmo comunque più lento anche rispetto a giugno, quando erano balzate dello 0,6%. A metà seduta tuttavia Wall Street segna un rialzo di poco inferiore al mezzo punto, confortata anche dalle parole del governatore della Fed di Atlanta Dennis Lockhart, secondo il quale i dati sull’economia sono ancora insufficienti perché si annunci un piano per il rientro dal programma di acquisti di titoli nel corso delle prossime riunioni del Fomc a settembre.


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