Se la banca non presta soldi arriva lo strozzino

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Più sei povero meno le banche ti concedono un prestito. Se poi sei costretto a rivolgerti alla malavita per tirare a campare, gli interessi sul debito diventano insostenibili: si chiama usura. E’ la legge del mercato. Vale doppio in tempo di crisi. E non importa se all’origine del disastro del capitalismo mondiale che si trascina dal 2008 ci sono proprio le banche. Loro ottengono gli aiuti dagli stati e dalle banche centrali di mezzo mondo, Bce in testa, mentre tutti gli altri si devono arrangiare. In sostanza con i soldi di tutti si pagano i buchi creati dai ricchi che ci guadagnano pure. E il costo della catastrofe, invece, lo pagano i più deboli.
L’ennesima conferma del perverso meccanismo che regola il credito è arrivata ieri dalla Cgia di Mestre. Nell’ultimo anno alle famiglie italiane sono stati concessi 5 miliardi in meno di prestiti. Quasi tre miliardi in meno nel sud più povero (59%) dove conseguentemente sale il rischio di cadere vittima degli strozzini.
Secondo uno studio del maggio scorso, in base ai dati forniti dalla Banca d’Italia, Cgia ha valutato che i prestiti alle famiglie sono scesi del 4,3% in Calabria, del 4,2% in Basilicata, del 2,7% in Sicilia e Molise e del 2,6% in Campania. L’indice del rischio di usura è del 269,2 in Campania (+69,2% della media nazionale), del 159,2 in Basilicata, del 153,1 in Molise, del 150 in Calabria e del 139 in Puglia. Neanche a dirlo il rischio diminuisce sensibilmente in Trentino Alto Adige (50,8% in meno della media nazionale), Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. L’indice è stato calcolato tenendo conto di 8 sotto-indicatori: disoccupazione, fallimenti, protesti, tassi di interesse applicati, denunce, ecc. «Il fenomeno rimane in larga parte sommerso – ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – Quello che forse pochi sanno sono le motivazioni per le quali molti cadono nella mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, per artigiani e commercianti sono le scadenze fiscali a spingere nella morsa degli usurai. Mentre per disoccupati e lavoratori sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni».
«Le banche ti danno l’ombrello quando c’è il sole e te lo tolgono quando piove», ha commentato, citando Mark Twain, il Codacons che ha chiesto al governo di «invertire la rotta e, almeno per una volta, stare dalla parte dei clienti» anche bloccando i compensi d’oro e i super bonus dei banchieri e dei top manager. Ma soprattutto ha chiesto di alzare la tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 27%.
Non solo le banche non fanno credito, ma gli italiani ormai non riescono nemmeno più a indebitarsi. E’ questo il risultato di un altro studio realizzato da Federconsumatori e Adusbef secondo cui le consistenze del credito al consumo nel 2013 sono diminuite del 4%. Significa che gli italiani non sono più in grado di ricorrere alle rate e tanto meno al muto. Mentre dal 2002 al 2009 i cittadini si indebitavano per tentare di colmare la perdita del loro potere d’acquisto, dal 2009 hanno dovuto necessariamente smettere di acquistare e accettare di ridurre il loro tenore di vita. Ovvero si sono impoveriti. Ma così si è impoverito tutto il paese. I consumi calano, la produzione scende, la disoccupazione e la povertà crescono, in una spaventosa spirale su cui chi può specula mentre chi non può soccombe.


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