Suicida a 14 anni, l’ombra dell’omofobia Al setaccio sms e p

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 ROMA — Mazzi di fiori e una madonnina di legno fra le erbacce cresciute sul marciapiede. Su un biglietto viola qualcuno ha scritto «Riposa in pace, piccolo tesoro». Le persiane del palazzone rosso a Torraccia di San Basilio, a due passi dal Raccordo anulare, sono quasi tutte abbassate. Un po’ per il caldo, un po’ perché gli inquilini sono partiti per le vacanze. Ma chi è rimasto ricorda bene il piccolo Marco (un nome di fantasia), 14 anni e mezzo, morto la notte di mercoledì scorso dopo un salto dal terrazzo condominiale.
Un suicidio sul quale ora indaga la Procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti e secretato gli atti dove c’è anche il biglietto d’addio che il ragazzino ha lasciato ai genitori: l’ultimo messaggio nel quale il quattordicenne avrebbe rivelato di essere omosessuale. Sulla vicenda continua a esserci il massimo riserbo. Anche perché l’indagine punta ad accertare se il giovane sia stato indotto a togliersi la vita da insulti e offese fuori casa — in ambito scolastico o nel giro di amicizie nel popolare quartiere alla periferia est della Capitale — proprio perché gay.
Nei giorni scorsi gli inquirenti hanno sequestrato il computer e il telefonino del quattordicenne, figlio unico di una coppia di impiegati: saranno analizzati per verificare se il giovane sia stato vittima di episodi di cyberbullismo o di discriminazione sui social network oppure per sms. Nulla viene lasciato al caso anche se c’è il sospetto che l’adolescente — descritto nel quartiere come «educato, silenzioso, molto protetto dai genitori, forse sensibile alle critiche e più giovane dell’età che aveva» — abbia deciso di farla finita perché impaurito dallo svelare quello che stava provando e dalle conseguenze che questo avrebbe potuto avere.
Una tragedia che ha innescato subito una serie di reazioni delle associazioni gay e delle istituzioni. Per la presidente della Camera Laura Boldrini la morte di Marco «è un nuovo, drammatico grido di dolore che arriva alle istituzioni e alla politica. Ho fiducia che la Camera — aggiunge —, che ha già avviato la discussione in Aula del testo sull’omofobia, saprà trovare alla ripresa il modo per dare risposta alle attese e varare con la più larga maggioranza una legge che ci allinei agli altri Paesi dell’Unione europea». «Sono drammi umani che forse si potrebbero prevenire — sottolinea il ministro degli Esteri Emma Bonino ai microfoni di Rmc —. Certamente la legge sull’omofobia l’aspettiamo in Italia da molto, molto tempo. Non sono sicura che avrebbe risolto il problema, ma sicuramente avrebbe consentito alla politica di fare la sua parte».
Il pensiero del viceministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità Maria Cecilia Guerra è invece «a quanta sofferenza deve aver provato un ragazzo di 14 anni per giungere a un gesto così estremo per la paura di non essere accettato a causa dal proprio orientamento sessuale». Stringere i tempi per l’approvazione della legge sull’omofobia è un auspicio di tutte le associazioni omosessuali (Arcigay, Gaynet, Equality Italia e Circolo Mario Mieli) mentre Nichi Vendola, presidente di Sel, twitta: «Spero che una intera classe dirigente chieda perdono per le vittime dell’omofobia e per aver consentito che l’odio per le diversità diventasse lessico ordinario della contesa politica». E di «scollamento tra i dibattiti di palazzo e le urgenze della vita reale» parlano i deputati del M5S in Commissione Affari sociali.


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