«Mai più guerra». Il tweet di papa Francesco

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CITTÀ DEL VATICANO — «Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali». Le parole del vescovo Mario Toso, segretario del pontificio Consiglio «Giustizia e Pace», fanno subito il giro del mondo. All’indomani dell’Angelus di Francesco, «Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!», la preoccupazione della Santa Sede per i possibili «drammatici sviluppi» in Siria è chiara come la volontà di dispiegare ogni strumento a sua disposizione perché prevalgano «il dialogo e il negoziato». La giornata planetaria di «preghiera e digiuno» per la pace che il Papa ha indetto per sabato prossimo, invitando a «unirsi» tutte le religioni e anche i non credenti, è solo l’inizio. Quella di monsignor Toso, del resto, non è una battuta estemporanea ma una lunga intervista che ieri mattina la Radio Vaticana ha trasmesso e pubblicato con tutta evidenza ( titolo: «No all’attacco in Siria, rischio guerra di dimensioni mondiali») sul sito in trentotto lingue: «Come ha fatto intendere Papa Francesco occorre essere angosciati per i drammatici sviluppi che si prospettano, alla luce di come si stanno muovendo i grandi della terra. La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi».
Nel frattempo il profilo Twitter di Francesco rimanda in nove lingue ad altrettanti milioni di persone tre messaggi con le frasi dell’Angelus, «Mai più la guerra! mai più la guerra!», «Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace», «Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi». Di lì a poco il Papa incontra il presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder e ripete: «I leader mondiali devono fare tutto per evitare la guerra». Lo dice anche il nunzio a Damasco, l’arcivescovo Mario Zenari: «L’appello del Papa scuote le coscienze di tutti, specie di chi ha in mano i destini del mondo in questo momento». I destini del mondo. Il giudizio «di Dio e della storia» evocato da Francesco. La preoccupazione è diffusa. Padre Victor Assouad, superiore dei gesuiti in Medio Oriente, dice al mensile della Compagnia di Gesù, Popoli : «E’ solo per la via della tolleranza, del negoziato e del dialogo che arriveremo a disinnescare un conflitto che arriva a minacciare l’intero pianeta».
Così sabato Bergoglio ha riunito i vertici vaticani a Santa Marta e deciso di agire su due fronti. Il primo è il coinvolgimento delle altre religioni, con la preghiera e il digiuno del 7 settembre. Ed è importante l’adesione del Gran mufti Ahmad Badreddin Hassoun, leader dell’islam sunnita in Siria, che vorrebbe essere presente in San Pietro alla veglia del Papa (si sta valutando se è possibile) e in ogni caso ha invitato i fedeli ad accogliere l’appello alla preghiera. Il secondo fronte d’azione di Francesco è diplomatico, «la sua diplomazia sta operando con ogni strumento possibile», scrive l’Osservatore Romano , il Vaticano ha mobilitato la rete dei nunzi. Ed è significativo che il Papa abbia mandato il cardinale Jean Louis Tauran, responsabile del dialogo interreligioso, come proprio rappresentante alla conferenza di Amman sulle «sfide degli arabi cristiani», della quale Francesco aveva parlato col re di Giordania la scorsa settimana.
«Una guerra di dimensioni mondiali? Il rischio esiste, sì, purtroppo esiste» dice al Corriere il cardinale Roger Etchegaray. Fu lui che Wojtyla inviò nel 2003 a Bagdad nel tentativo estremo di scongiurare il secondo conflitto del Golfo. «Non sempre in Europa siamo consapevoli dell’importanza del Medio Oriente per la pace nel mondo», spiega. «Io mi affido e condivido totalmente le parole del Santo Padre, Francesco domenica ha parlato con chiarezza: guerra chiama guerra. C’è un detto latino che dice “se vuoi la pace, prepara la guerra”, ma è falso, penso invece a ciò che diceva Giovanni Paolo II: se vuoi la pace, prepara la pace».
Gian Guido Vecchi


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